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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2014 alle ore 15:01.
L'ultima modifica è del 01 marzo 2014 alle ore 16:17.
In tutta la giornata di venerdì Wall Street, impegnata a tastare il polso dei dati economici Usa per cercare di prevedere il ritmo cardiaco del tapering, la graduale riduzione delle operazioni di quantitative easing da parte della Federal Reserve, aveva deliberatamente ignorato le tensioni in Ucraina.
Quando però ieri sera verso le 20,30 italiane le agenzie hanno battuto l'annuncio dell'arrivo in Crimea di duemila militari russi , anche gli indici americani hanno avuto una scarica di adrenalina. Wall Street - che non aveva battuto ciglio sulla revisione al ribasso del Pil trovando ragioni per incoraggiare gli acquisti nell'indice del Michigan sulla fiducia dei consumatori e in quello sui direttori d'acquisto di Chicago, migliori delle attese - a quel punto ha imboccato la tromba delle scale, in discesa per circa 40 minuti, fino alle 21,10, orario del climax di panico da paracadutista russo.
Lo S&P500 si è poi ripreso sulle voci di un intervento della Casa Bianca presso Putin (puntualmente verificatosi un'oretta dopo), chiudendo poco sopra la parità. Specularmente, ha fatto un balzo il Vix, l'"indice della paura" che prezza la volatilità implicita delle opzioni sull'indice guida americano: anche a lui il pericolo di un blocco sui porti del mar Nero, dove transita buona parte delle materie prime in partenza dalla Russia, ha fatto vedere i sorci verdi per una quarantina di minuti. Lunedì l'ottovolante riparte.
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