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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2014 alle ore 10:24.
L'ultima modifica è del 06 marzo 2014 alle ore 12:27.

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Partecipate di enti pubblici strutturate a scatole cinesi
Nel corso della stessa audizione il presidente della Corte dei conti ha puntato il dito sulle partecipate, sui cui bilanci i magistrati contabili avrebbero «le armi spuntate» in quanto enti di diritto privato. Il ricorso a queste società «ha consentito» a Comuni e Regioni di «eludere il Patto di stabilità e aggirare i vincoli all'indebitamento». Le società partecipate - ha avvertito Squitieri - sono «soggetti, per la maggior parte, non considerate nel conto delle amministrazioni locali» perchè non considerate amministrazioni pubbliche «benchè i soldi siano pubblici». Le attività di controllo delle sezioni regionali della Corte hanno rilevato «una crescita del ricorso a queste forme societarie da parte» di Comuni e Regioni. «In alcuni grandi Comuni non si sa neanche quante siano» ha detto Squitieri. «Si tratta di un fenomeno di dimensioni ragguardevoli che incide sulla leggibilità dei risultati contabili e la confrontabilità delle scelte gestionali», si legge nella relazione. Purtroppo, ha sottolineato Squitieri «abbiamo le armi spuntate, secondo la Cassazione non abbiamo legittimazione a indagare sulle Partecipate perchè sono istituti privati. Istituti privati - ha sottolineato Squitieri - dove però le risorse sono pubbliche».

Fantasiosi i numeri sulla corruzione
Al termine dell'audizione Squitieri si è soffermato sul tema della corruzione. Spiegando che è «impossibile» stimarne la ricaduta sull'economia e precisando che qualsiasi stima è «velleitaria».Con l'occasione il presidente della Corte dei conti ha smentito che la magistratura contabile l'abbia mai quantificata in 60 miliardi. Squitieri ha bollato tale cifra come «fantasiosa». «Mi dà anche fastidio - ha aggiunto - che l'Italia venga etichettata come un paese corrotto», ha detto il presidente dei giudici contabili.

L'Upi condivide l'allarme sulle partecipate
Le Province giudicano «serissimo» l'allarme della Corte dei conti sulle partecipate. Evidenziando come «i costi delle società e degli enti strumentali sono aumentate di oltre 1 miliardo» in un anno. Utilizzando i dati della Banca dati Siope del Ministero dell'economia, l'Upi ha sottolineato in un una nota che le uscite complessive fatte registrare dagli enti intermedi sono passate dai 7,4 miliardi del 2012 agli 8,4 miliardi del 2013. Nel dettaglio - ha proseguito il comunicato - il costo degli Ato (che dovrebbero essere aboliti dal 2010) nel 2013 è stato di oltre 126 milioni di euro; i Bacini imbriferi Montani sono costati 254 milioni di euro; il costo dei Consorzi è passato da oltre 459 milioni di euro a più di 583 milioni di euro. Da qui la richiesta a Governo e Parlamento del presidente Antonio Saitta di intervenire «con norme stringenti per bloccare il moltiplicarsi di queste strutture che, come sottolinea il Presidente Squitieri, sono le zone grigie del bilancio dello Stato perché non possono nemmeno essere controllate dalla magistratura contabile».

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