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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 13:56.

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«Sono in gran parte le nostre priorità, con almeno un'aggiunta: la lotta all'oppressione burocratica». All'indomani dell'intervista del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, è il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a rilanciare sulle urgenze economiche che questo governo ha davanti.
Da ministro e da leader del Nuovo Centrodestra, la seconda forza della maggioranza, si riconosce nelle parole di Padoan?
Non esistono le priorità del Nuovo Centrodestra, esistono le priorità del Paese.

E se da una parte bisogna fare i conti con la ferrea logica dei numeri, dall'altra ci deve essere la forza della politica di intervenire per liberare le energie del Paese. A questo governo noi vogliamo dare questa forza, per garantire a chi fa impresa di esprimersi al meglio, per creare sviluppo e posti di lavoro.

Su questo non possiamo che essere tutti d'accordo.
E allora dico che, assieme alla necessità di diminuire il più velocemente possibile la pressione fiscale su imprese e famiglie e di semplificare il sistema fiscale, bisogna soprattutto eliminare l'oppressione burocratica che frena chiunque svolga o intenda svolgere un'attività economica: una riforma praticamente a costo zero, che vale un patrimonio.

Sul cuneo fiscale Padoan dice che sarebbe meglio concentrare l'intervento. Come dire: mettere tutto, o quasi, sull'Irap o tutto, o quasi, sull'Irpef. È d'accordo?
L'azione deve essere duplice, con riduzione Irap per le imprese e riduzione Irpef per i lavoratori.

Sulla tassazione delle rendite finanziarie c'è una discussione aperta. Padoan è molto prudente. Altri esponenti della maggioranza ritengono che si debba intervenire....
Prima di prendere una decisione è giusto riflettere molto attentamente, dobbiamo salvaguardare una delle maggiori risorse del nostro Paese, la grande capacità di risparmio. Non possiamo penalizzare chi ha fatto risparmi per garantirsi un futuro migliore per sé e per la propria famiglia.

Su questo, o su altri punti, può esserci tensione con Palazzo Chigi?
Non penso, noi difenderemo sempre le ragioni del ceto medio del nostro Paese; ci opporremo con forza ad aumenti della tassazione o a una patrimoniale.

Il ministro dell'Economia ribadisce che non va sforato il 3 per cento sul rapporto deficit/Pil. È d'accordo?
Dobbiamo proseguire nella politica di risanamento finanziario e di mantenimento degli impegni presi in sede europea. Nello stesso tempo dobbiamo richiedere all'Europa di sostenere la nostra politica di sviluppo attraverso la possibilità di intervenire con azioni mirate a sostegno degli investimenti strategici, una nuova golden rule europea per gli investimenti in grandi infrastrutture.

Cosa manca nell'intervista di Padoan che per voi è prioritario?
Manca un piano di semplificazione burocratica, manca cioè quello che non è di competenza del ministro Padoan. Questo è il modo per togliere le catene alle imprese e liberare le risorse liquide disponibili nelle tasche degli italiani, pronte per essere investite se lo Stato non apparirà ancora come il nemico.

Ancora una volta l'Europa ci chiede di abbattere il debito con più decisione. Lei è giustamente contrario alla patrimoniale. Ma qual è la vostra proposta?
Ormai da mesi proponiamo un grande piano di dismissioni per ridurre il debito; è necessario ora implementarlo e renderlo concreto. È l'azione di politica economica fondamentale per fare rinascere l'Italia.

Purtroppo se ne parla da anni, ma i governi poi rinviano puntualmente al successivo...
Questa deve essere la volta buona. Credo sia una priorità condivisa all'interno di tutto il governo.

Questo è quello che deve fare l'Italia; e l'Europa?
L'Europa deve  favorire lo sviluppo economico e il lavoro; una Europa con meno finanza e più impresa e lavoro è la sola risposta concreta allo scetticismo e alla critica antieuropea che ormai sta conquistando l'opinione pubblica. Nel semestre europeo chiederemo un forte impegno a Renzi in questa direzione.

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