Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 12:07.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 19:06.

My24

Gli scenari di crisi aperti in Ucraina spingono Varsavia un po' più verso l'euro. Dopo aver ribadito non più di un mese fa che la Polonia avrebbe adottato la moneta unica solo «alle proprie condizioni», il governatore della Banca centrale Marek Belka ci ripensa. Con lo sguardo fisso agli scenari da Guerra Fredda che si ridestano sul confine orientale, Belka ora afferma che sarebbe il caso di riconsiderare questa riluttanza.
Ufficialmente, il Governo guidato dal liberale Donald Tusk si è affrettato a rintuzzare le speculazioni nascenti su un'accelerazione del processo di adesione, ma la questione è sul tappeto. «Le argomentazioni usate da Belka - spiega il capo economista della filiale polacca di Nordea Bank, Piotr Bujak - guadagneranno sempre più peso». E magari potranno incidere sull'orientamento dell'opinione pubblica, resa diffidente verso la moneta unica dalla crisi di Eurolandia, che nel 2012 ha spinto Varsavia a congelare l'ingresso nel club. Da allora, il Governo non ha fatto che rimandare la fatidica data, affermando che solo quando l'Unione monetaria avrà risolto i suoi problemi la Polonia abbandonerà quello zloty che nel 2008 la schermò dalla crisi globale e salvò l'economia polacca, unica nell'area Ocse, dalla recessione.
Tusk, che è un convinto filo-europeista, non ha fatto che adeguarsi al mutato orientamento dell'opinione pubblica: nel 2009, i polacchi favorevoli all'euro erano più della metà, nel 2013 solo un terzo.
La crisi in Ucraina non ha finora penalizzato troppo la moneta polacca, che negli ultimi sei mesi è stata la migliore tra quelle delle economie emergenti nel confronto con l'euro. Nemmeno il ridimensionamento degli interventi della Federal Reserve e il rallentamento dell'economia cinese hanno scosso lo zloty, che ha attraversato tranquillo la recente crisi valutaria dell'Argentina e della Turchia innescata dalla "fuga verso la qualità" dei capitali finanziari.
Se tuttavia nella genesi dello stesso euro molto hanno pesato le ragioni della geopolitica, accanto a quelle dell'economia, ecco che in Polonia, il risveglio della geopolitica alle frontiere potrebbe cambiare di nuovo le carte in tavola. Belka è stato esplicito, affermando a chiare lettere che i rischi posti dalla crisi ucraina stanno facendo lievitare i vantaggi dell'appartenenza all'area dell'euro e alla sua economia. «Anche se oggi i vantaggi economici sembrano modesti - ha detto Belka – dobbiamo tenere conto anche dei risvolti politici». «La crisi ucraina - ha concluso il governatore - dimostra che val la pena investire di più nella Ue».
Stando però alle previsioni della stessa Commissione europea, la Polonia non centrerà i parametri per l'ingresso prima del 2015, in particolare quello del deficit sotto al 3% del Pil, mentre il debito non è un problema, visto che la stessa Costituzione innesca correttivi automatici quando si avvicina al 55 per cento.
Lo zloty, invece, non è ancora agganciato all'euro, e uno dei requisiti richiesti è proprio quello di aver tenuto per due anni la moneta all'interno di una banda di oscillazione fissa.
Altro ostacolo, le elezioni in programma proprio per l'anno prossimo, che, con la rimonta nei consensi da parte dell'opposizione euroscettica di Jaroslaw Kaczynski, potrebbero consegnare un Parlamento e un Governo meno ben disposto verso la moneta unica rispetto all'attuale, che è già al suo secondo mandato.
E anche se il premier Tusk sostiene che non c'è alcun motivo per riaprire il dibattito sull'adozione dell'euro, non può però spegnere una discussione che è già partita, con i partiti di opposizione più filo-europeisti che chiedono al Governo di essere più coraggioso e di accelerare le riforme economiche necessarie. In fondo, l'Orso russo fa ancora più paura di una moneta imperfetta.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi