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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2013 alle ore 14:32.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 19:04.
Euro o non euro? Il premier liberale e convinto europeista Donald Tusk è davanti a un bivio e dal suo punto di vista nessuna delle due strade che si aprono alla Polonia si presenta come un sentiero sicuro, ma ognuna ha la sua dose di incertezze e svantaggi. Imboccare il percorso della moneta unica significa lasciarsi alle spalle lo zloty e quindi la possibilità di giocare sui tassi di cambio per sostenere un'economia che all'export, soprattutto verso i partner dell'Eurozona, deve molto.
Non entrare nell'euro, d'altro canto, significa perdere la possibilità di trattare da pari a pari con quegli stessi partner il processo d'integrazione imboccato a Bruxelles, a cominciare dall'Unione bancaria, e restare un po' come un ospite secondario nei vertici Ue. Finché un bel giorno, Bruxelles magari vorrà ricordare che Varsavia l'impegno a entrare nell'euro, e a rinuciare al vantaggio competitivo del cambio flessibile, l'ha già preso, nel 2004, quando è stata ammessa nell'Unione europea e ai fondi per lo sviluppo che hanno fatto crescere la sua economia negli ultimi nove anni.
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