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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2014 alle ore 15:37.
L'ultima modifica è del 08 marzo 2014 alle ore 15:38.

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«E se domani» l'Italia si dividesse« alla fine di questa storia, iniziata nel 1861, funestata dalla partecipazione a due guerre mondiali e a guerre coloniali di ogni tipo, dalla Libia all'Etiopia»? Così sul Blog di Grillo che definisce l'Italia «un'arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme».

Quella iniziata nel 1861, scrive il comico genovese, è «una storia brutale, la cui memoria non ci porta a gonfiare il petto, ma ad abbassare la testa. Percorsa da atti terroristici inauditi per una democrazia assistiti premurosamente dai servizi deviati (?) dello Stato». Quale Stato? La parola «Stato di fronte alla quale ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera è diventata - scrive Grillo - un ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti».
«E se domani - aggiunge - quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e che neppure più alle partite della Nazionale ci unisce in un sogno, in una speranza, in una qualunque maledetta cosa che ci spinga a condividere questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello che è diventata, un'arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme? La Bosnia - prosegue il post - è appena al di là del mare Adriatico. Gli echi della sua guerra civile non si sono ancora spenti. E se domani i Veneti, i Friulani, i Triestini, i Siciliani, i Sardi, i Lombardi non sentissero più alcuna necessità di rimanere all'interno di un incubo dove la democrazia è scomparsa, un signore di novant'anni decide le sorti della Nazione e un imbarazzante venditore pentole si atteggia a presidente del Consiglio, massacrata di tasse, di burocrazia che ti spinge a fuggire all'estero o a suicidarti, senza sovranità monetaria, territoriale, fiscale, con le imprese che muoiono come mosche».
«E se domani, invece di emigrare all'estero come hanno fatto i giovani laureati e diplomati a centinaia di migliaia in questi anni o di 'delocalizzarè le imprese a migliaia, qualcuno si stancasse e dicesse Basta! con questa Italia, al Sud come al Nord? Ci sarebbe un effetto domino». E secondo il comico genovese : «Il castello di carte costruito su infinite leggi e istituzioni chiamato Italia scomparirebbe. È ormai chiaro che l'Italia non può essere gestita da Roma da partiti autoreferenziali e inconcludenti. Le regioni attuali sono solo fumo negli occhi, poltronifici, uso e abuso di soldi pubblici che sfuggono al controllo del cittadino. Una pura rappresentazione senza significato. Per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie. E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l'annessione della Lombardia alla Svizzera, dell'autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d'Aosta e dell'Alto Adige alla Francia e all'Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene. E se domani...» conclude il post di Grillo.

Immediato il commento di Matteo Salvini: «Non vorrei che essendo in difficoltà, Grillo inseguisse la Lega», ma se da lui non ci saranno solo parole fra M5s e Lega sarà una battaglia comune.

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