Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 15:07.
L'ultima modifica è del 12 marzo 2014 alle ore 15:39.

My24
Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi

Berlusconi sì, Ghedini e Verdini no. Iniziano a delinearsi i contorni del processo in corso a Napoli sulla presunta corruzione di Sergio De Gregorio. Questa mattina, in Tribunale, accusa e difesa (imputato, oltre al Cav, è l'ex direttore dell'Avanti! Valter Lavitola) hanno presentato e limato le rispettive liste testi: l'ex premier sarà ascoltato nel corso delle prossime udienze in relazione alla ricostruzione avanzata dalla Procura sul pagamento di 3 milioni di euro, di cui due in nero in contanti, all'ex senatore De Gregorio perché passasse da Italia dei Valori, dov'era stato eletto nel 2006, al centrodestra. Soldi che, per i pm, sarebbero la prova dell'accordo illecito per sabotare il secondo Governo Prodi ma che, per la difesa dell'ex presidente del Consiglio, rappresentano un legittimo finanziamento (nella misura di un milione e non di tre) al movimento politico "Italiani nel mondo".

Il dibattimento si preannuncia lungo e ricco di testimonianze eccellenti anche se i pm titolari del fascicolo (Woodcock, Curcio, Vanorio) hanno rinunciato a sentire Niccolò Ghedini come testimone, dal momento che fa parte del pool di legali che assiste Berlusconi. La difesa, a sua volta, ha rinunciato a convocare l'ex coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini e l'ex parlamentare Marcello Dell'Utri, preannunciando una ulteriore sfoltitura della propria lista testi soprattutto per quel che riguarda alcuni giornalisti. Quanto ai testimoni dell'accusa, appare quasi scontata la presenza di Romano Prodi, Antonio Di Pietro, Anna Finocchiaro e di altri parlamentari al tempo militanti nelle fila di IdV.

Nel corso dell'udienza di quest'oggi, l'avvocato Michele Cerabona ha velocemente riepilogato il background storico-politico nel quale è maturato il passaggio di schieramento da parte del reo confesso De Gregorio (che, in questo procedimento, ha patteggiato 20 mesi per corruzione). Secondo il legale, infatti, l'ex senatore si sarebbe candidato nel partito dipietrista per l'ostilità di alcuni dirigenti locali di Forza Italia che gli avrebbero impedito di vestire la casacca azzurra. Dunque, un ripiego dettato da motivazioni contingenti e da opportunismo elettorale, e non da comunanze ideologiche o culturali con la formazione politica di centrosinistra. Stando così le cose, quindi, anche il ritorno nel centrodestra avrebbe rappresentato la naturale evoluzione del rapporto politico (a tempo determinato) con Italia dei Valori.
Una riflessione che sembra ricalcare, per grandi linee, il giudizio che il gip Marina Cimma espose nell'ordinanza con cui, l'anno scorso, rigettava la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla Procura.

«Non vanno trascurate le argomentazioni spese dal medesimo dichiarante, il quale ha motivato le proprie scelte in temini non strettamente riconducibili all'accordo intervenuto col coimputato Berlusconi - si legge nel provvedimento – […] con specifico riferimento ai pareri contrari espressi in qualità di presidente della commissione Difesa, De Gregorio ha fermamente escluso che le ragioni della sua condotta fossero da individuarsi nel tentativo di accontentare Berlusconi, ribadendo viceversa di aver fatto ciò al fine esclusivo di adempiere alla propria "missione" che era quella di difendere i militari, oltre che per il proprio "gretto interesse politico" in quanto difendendo i militari avrebbe acquisito voti all'interno della predetta categoria».

Posizioni, ricostruzioni e versioni contrastanti, ovviamente, quelle tra accusa e difesa che saranno discusse e vivisezionate nel corso del dibattimento che resterà, è stato il collegio giudicante a deciderlo, nel capoluogo campano. Sono state infatti respinte le eccezioni del collegio che assiste il Cav che puntava a spostare il procedimento a Roma.

A prendere la parola, questa mattina, anche il co-imputato Lavitola che, a sorpresa, si è detto disposto a collaborare con l'autorità giudiziaria. «De Gregorio mi ha invitato a fare come lui: "patteggia", metti nei guai Berlusconi e così uscirai da tutti i procedimenti. Ho intenzione - ha aggiunto - di collaborare con la procura di Napoli: dirò qualsiasi cosa ritengano opportuno purché mi liberino. De Gregorio - ha sottolineato Lavitola - non ha fatto neanche un giorno di carcere. Io sono in carcere da quasi due anni».

Intanto, la Procura continua a battere la pista dell'inchiesta-bis su altri presunti accordi corruttivi che sarebbero stati chiusi tra una decina di parlamentari dell'opposizione e Silvio Berlusconi in occasione del voto di sfiducia del 14 dicembre 2010. Allora, l'ex premier si salvò per tre soli voti. Una prima informativa della guardia di finanza è stata chiusa e consegnata ai magistrati, ma gli accertamenti bancari e patrimoniali proseguono anche se appare quasi certo che Napoli dovrà presto cedere la mano a Roma per competenza territoriale almeno per quanto riguarda le posizioni di alcuni ex deputati e senatori.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi