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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2014 alle ore 07:21.
L'ultima modifica è del 14 marzo 2014 alle ore 18:07.

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Un «record riconosciuto di risultati straordinari» e «la chiara indicazione che questo continuerà per il resto della loro carriera». Sono solo due tra i requisiti indicati dal World Economic Forum per la selezione 2014 degli Young Global Leaders, i leader del futuro con meno di 40 anni d'età e una carriera fuori dalla norma tra università, società civile, arte, no profit e media. Quest'anno il forum di Davos ha premiato 214 talenti sulle più 2mila candidature esaminate, con una lista finale sbilanciata sul rosa: le donne "honoured" sono 109, più della metà del totale. Solo due gli italiani, entrambi in carica come managing director per società straniere: Giulio Boccaletti (The Nature Conservancy) e Francesca Carlesi (Deutsche Bank).

Asia in testa: 49 leader
Il progetto, nell'obiettivo dichiarato di fare network tra i leader under 40 del settore pubblico e privato, esamina i nominativi emersi tra 66 paesi e sette macro-aree. I requiti che «fanno il giovane leader», a quanto spiega l'associazione, sono il vincolo d'età dei 40 anni, un impegno «dimostrato» nel servire la società, risultati d'eccellenza e un «buon posizionamento» nel contesto di estrazione. Nel 2014 spicca, come era prevedibile, la cosiddetta East Asia: la regione comprensiva di far east e Oceania (quindi Cina, Giappone e Australia, per dirne tre) supera le concorrenti dirette con 49 premi. Seguono Nord America (48), Europa (46), Africa del nord/Medio Oriente e Africa sub sahariana (18), sud Asia (di fatto corrispondente solo a India, Packistan a Afghanistan) e America Latina (entrambi a 17).

Due gli italiani. Nel 2012 premiato Renzi
L'Italia fa breccia nella "class" designata dal comitato presieduto dalla regina Ranja di Giordania con due talenti: Giulio Boccaletti, ex ricercatore dell'Mit di Boston ora in forza al colosso del green The Nature Conservancy e Francesca Carlesi, managing director di Deutsche Bank. I leader più influenti d'Europa, ironia della sorte, arrivano dall'altra sponda della Manica: ben 16 gli «honoured» dal Regno Unito, contro i sei della Germania, i tre della Spagna e i due della Francia. Era andata meglio nel 2013, quando il Forum di Davos aveva incluso tra gli Young Leader quattro "italians": Fabrizio Campelli di Deutsche Bank, Silvia Console Battilana della Stanford University, l'allora vice-ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Michel Martone, Martina Viarengo del Graduate Institute di Ginevra ed London School of Economics. Mentre, nel 2012, tra i (due) connazionali in lista compariva un "major of Florence" sulla buona strada per altre cariche: Matteo Renzi.

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