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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2014 alle ore 17:36.

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La disuguaglianza dei redditi è «cresciuta negli ultimi decenni sia nelle economie avanzate sia in quelle in via di sviluppo», una crescita che «è stata attribuita a una serie di fattori», come la globalizzazione e la liberalizzazione dei mercati, l'ingresso sul mercato del lavoro di persone meno specializzate e l'aumento del potere contrattuale di chi guadagna di più.

È quanto si legge nel rapporto «Fiscal policy and income inequality» del Fondo monetario internazionale, secondo cui «ci sono crescenti prove che un'alta disuguaglianza possa essere dannosa per il raggiungimento di stabilità e crescita macroeconomica», anzi qualcuno ha sostenuto che proprio l'aumento della disuguaglianza abbia contribuito a scatenare la crisi finanziaria.

In molti Paesi, spiega l'istituto di Washington, l'aumento delle disuguaglianze è spesso accompagnato da un aumento della domanda di ridistribuzione dei redditi, soprattutto nelle aree maggiormente colpite dalla crisi. «Questo succede in un momento in cui alti livelli di debito pubblico nelle economie avanzate e le vulnerabilità emerse sui mercati emergenti hanno reso il controllo fiscale un'importante priorità», spiega il Fmi, secondo cui il tema va tenuto presente del determinare pacchetti di consolidamento.

L'istituto di Washington spiega inoltre che le disuguaglianze sono molto più marcate nelle economie in via di sviluppo che in quelle avanzate, dove gli squilibri sono comunque in aumento. Negli ultimi tre decenni, la fetta di reddito in mano all'1% più ricco della popolazione é cresciuto in modo significativo in molte economie, comprese Cina e India. Negli Stati Uniti la quota di reddito in mano al 10% più abbiente della popolazione é salita dal 30% del 1980 al 48% nel 2012, mentre la fetta detenuta dall'1% più ricco della popolazione é aumentata dall'8 al 19%. Il rialzo più marcato si ha per il reddito degli ultraricchi americani, lo 0,1% della popolazione, il cui reddito é quadruplicato dal 2,6 al 10,4%. Gli aumenti non sono comunque uniformi a livello globale: la quota di ricchezza in mano ai cittadini più ricchi é salita a passo più lento nei Paesi dell'Europa meridionale e nelle economie nordiche, mentre é quasi inesistente in Giappone e in vari Paesi dell'Europa continentale. "Queste divergenze riflettono scelte strategiche interne e fattori globali", si legge nel documento del Fmi.

La politica fiscale «è lo strumento primario in mano ai Governi per incidere sulla distribuzione dei redditi» e deve avere tre obiettivi principali, «sostenere la stabilità macroeconomica, fornire beni pubblici e correggere i problemi di mercato, e ridistribuire i redditi». Il rapporto continua: «Poiché le scelte fiscali e sulla spesa possono alterare la distribuzione dei redditi, nel breve e nel medio termine le strategie fiscali devono essere attentamente calibrate per bilanciare gli obiettivi in termini di distribuzione ed efficienza, anche cercando di aumentare l'accesso dei poveri all'istruzione e ai servizi sanitari.

Per il Fmi ogni Governo deve avere obiettivi diversi sulla «quantità di ridistribuzione da ottenere», ma tutti devono cercare le modalità per farlo in un modo che «migliori l'efficienza economica e si minimizzino gli effetti avversi su incentivi al lavoro, al risparmio e agli investimenti». Questi temi sono importanti perché possono incidere sul livello e il passo della crescita economica: «Non ci sono pratiche che possono essere considerate le migliori per ottenere una redistribuzione efficiente», spiega il Fmi. Nelle economie avanzate un modo efficiente di procedere passa per una revisione dei benefici sociali per i meno abbienti, l'aumento dell'età pensionabile, il miglioramento dell'accesso a istruzione e servizi sanitari e la revisione della pressione fiscale, per esempio riducendo le esenzioni fiscali regressive. Nelle economie in via di sviluppo sarebbe invece opportuno puntare per esempio sul consolidamento dei programmi di assistenza sociale e sull'espansione dei piani di trasferimento contante a determinate condizioni (per esempio l'obbligo di mandare i figli a scuola o di sottoporsi a visite mediche di prevenzione).

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