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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2014 alle ore 09:57.
L'ultima modifica è del 15 marzo 2014 alle ore 20:17.

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L'aereo MH370 della Malaysian Airlines scomparso una settimana fa con 239 persone a bordo ha volato per ore dopo essere sparito dai radar. A confermare la notizia più volte uscita e poi smentita nei giorni scorsi è stato il premier malese in una conferenza stampa. I dati dei satelliti indicano che l'ultima comunicazione proveniente dall'aereo risale alle 08.11 di sabato mattina, 7 ore dopo la sua scomparsa. Il premier, Najib Razak, ha spiegato che la dinamica è «coerente con un'azione deliberata» anche se ancora non è accertato che si sia trattato di un dirottamento: «Malgrado quanto apparso sui media, voglio essere molto chiaro: stiamo ancora indagando tutte le possibilità su cosa fece deviare l'MH370 dalla sua rotta originaria».

Radar disattivati
Dallo studio dei dati merge però che i due sistemi di comunicazione automatici, l'Acars (Aircraft Communications Addressing and Reporting System), che comunica via satellite con la compagnia di appartenenza, e il transponder, il radar secondario che identifica il velivolo sui monitor dei controllori di volo, furono «disattivati» uno dopo l'altro quando fu perso il contatto con i radar civili. Il movimento del velivolo in quelle sei ore e mezza, in cui deviò dalla rotta e sorvolò la penisola della Malaysia per poi dirigersi verso l'Oceano Indiano, è «coerente con un'azione deliberata da parte di qualcuno a bordo dell'aereo», ha spiegato il premier.

Gli investigatori stanno tentando di capire quale distanza possa aver volato oltre l'ultimo contatto con il satellite. Finora l'ultimo punto di comunicazone é stato localizzato in un'area all'interno di due grandi corridoi geografici: quello settentrionale che va dalla frontiera con il Kazakhstan e il Turkmenistan fino al nord della Thailandia, e quello meridionale dall'Indonesia al sud dell'Oceano Indiano. Di qui la decisione annunciata da Rajib di interrompere le ricerche nel Mar Cinese meridionale e di concentrarle nelle regioni in cui potrebbe essere arrivato l'aereo, «lavorando con i Paesi coinvolti per richiedere ogni informazione utile, compresi i tracciati radar».

La polizia ha perquisito l'appartamento del pilota del volo Malaysia Airlines scomparso una settimana fa con 239 persone a bordo. Lo riferisce il quotidiano britannico Guardian. L'operazione è scattata dopo che il primo ministro malese ha annunciato che i movimenti del velivolo sono stati il frutto di "un'azione deliberata" di qualcuno a bordo dell'aereo con "grande esperienza". Zahar Ahmad Shah, 53 anni, vive alla periferia di Kuala Lumpur ed è un pilota molto esperto, con oltre 18.000 ore di volo alle spalle. Non si hanno dettagli sull'esito della perquisizione.

Atterraggio possibile in 634 piste
Sono centinaia le piste dove potrebbe essere atterrato il Boeing della Malaysian Airlines, scomparso una settimana fa, se fosse vero che e' stato dirottato. Si presume che, dopo essere sparito dai radar l'aereo avesse abbastanza carburante per volare per altre 2.200 miglia. In base alle dimensioni del Boeing, si legge sul sito Wnyc Data Team citato dal 'Mirror', sarebbero 634 i possibili punti di atterraggio dell'aereo, dallo Sri Lanka all'Indonesia, dal Nepal alle Filippine. Oggi il premier malese Najib Razak ha confermato che l'aereo ha volato per ore dopo essere sparito dai radar. Durante una conferenza stampa, il primo ministro ha anche detto che i sistemi di comunicazione del volo sono stati deliberatamente disabilitati.

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