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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2014 alle ore 19:56.
L'ultima modifica è del 15 marzo 2014 alle ore 20:06.

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Ministro degli Esteri russo Sergei LavrovMinistro degli Esteri russo Sergei Lavrov

"La Russia risponderà delle sue azioni". È dura la reazione dell'amministrazione Obama all'escalation della crisi in Ucraina, con Stati Uniti ed Europa (quest'ultima già lunedì) pronti a varare sanzioni senza precedenti nei confronti di Mosca. Mentre Londra, anticipa lo Spiegel, si sarebbe già candidata ad ospitare la riunione del G7, se la Russia dovesse essere espulsa dal G8 con conseguente cancellazione dell'appuntamento di Sochi.
Dopo il fallimento della mediazione tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, la comunità internazionale ha assistito a due nuovi strappi da parte del Cremlino: lo scontato veto all'Onu sulla risoluzione che definiva "non valido" il referendum in Crimea e il probabile sconfinamento delle truppe russe in una regione ucraina al confine con la Crimea, che fa gridare all'invasione le autorità di Kiev.

"Si tratta di un'escalation scandalosa", ha tuonato l'ambasciatrice Usa all'Onu, Samantha Power, avvertendo che "la Russia dovrà rispondere delle sue azioni", pagando i suoi comportamenti con un vero e proprio "isolamento diplomatico ed economico". Isolamento che per il presidente russo, Vladimir Putin, ora potrebbe essere più pesante del previsto, vista la decisione di Pechino di astenersi dal voto in Consiglio di sicurezza. Dunque, niente asse Russia-Cina. E questo per il Cremlino potrebbe essere un grande problema.
Tutto sembrerebbe dunque pronto per il varo di un secondo livello di sanzioni contro Mosca, se effettivamente il referendum in Crimea di domani dovesse preludere all'annessione della penisola alla Russia. Sanzioni che dovrebbero essere molto più dure delle precedenti, come invocato nei giorni scorsi soprattutto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.

A Washington e nelle cancellerie europee si lavora in queste ore alla lista delle persone e delle aziende russe (a partire da Gazprom) che potrebbero essere colpite da divieti sui viaggi, privazione o limitazioni dei visti, sequestro e congelamento di denaro e di beni ed embargo su prodotti e merci. Fino, appunto, alla clamorosa espulsione della Russia dal G8. Secondo lo Spiegel, la proposta del governo britannico di spostare a Londra il vertice dei Grandi senza Putin sarebbe già stata accolta favorevolmente dagli altri partner, Italia inclusa.

Ma se i Paesi del Vecchio Continente sembrano aver trovato la quadra, alla Casa Bianca ancora si dibatte, col presidente Obama nel dilemma. La convinzione è che colpire duramente gli oligarchi russi e i loro beni ed interessi negli Usa e nel mondo potrebbe provocare un pressing senza precedenti sul presidente Putin, costringendolo a ripensare alcuni dei suoi passi e delle sue decisioni. Ma una parte dei più stretti consiglieri di Barack Obama e dell'amministrazione statunitense predicano prudenza, per il timore di una escalation incontrollata delle tensioni a livello globale e di rappresaglie di Mosca dalle conseguenze inimmaginabili. Insomma, le prossime ore diranno se, al di là della guerra di parole, l'Occidente sarà in grado di piegare Putin. O se invece si sia oramai cacciato in un vicolo cieco col pallino decisamente in mano al Cremlino.

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