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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2014 alle ore 15:01.
L'ultima modifica è del 17 marzo 2014 alle ore 07:09.

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«È chiaro quello che l'Italia deve fare e lo farà. Abbiamo il diritto di dire che questa Europa deve cambiare. Non siamo gli alunni somari da mettere dietro lavagna». Il premier Matteo Renzi intervistato dal Tg5 alla vigilia della sua missione a Berlino dalla Merkel, sfodera sicurezza e ottimismo. «Mostreremo alla cancelliera il percorso di riforme che l'Italia ha in mente», assicura Renzi. Un percorso che «non ha fatto nessuno in Europa in questo tempo». Perciò «se noi facciamo bene il nostro dovere, possiamo essere alla guida dell'Europa, non l'ultimo vagone tra i ritardatari».

Semplificare non significa più precarietà
Quanto alle semplificazioni varate nel mercato del lavoro (contratti a termine fino a un massimo di 36 mesi stipulati senza causale, ndr) «il problema non è discutere di norme, ma garantire la possibilità di assumere». E «semplificare» le norme sul lavoro «non significa dare più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare» spiega Renzi, che aggiunge:«A me interessano loro non gli addetti ai lavori, che siano sindacalisti o le associazioni dei categoria».

L'agenda del premier
Sabato l'incontro con Francois Hollande, per ribadire la priorità assoluta di Francia e Italia alla crescita e all'occupazione, pur nel rispetto degli impegni presi sugli obiettivi di bilancio. Lunedì pomeriggio il faccia a faccia a Berlino con la cancelliera Angela Merkel per testare la disponibilità della Germania all'utilizzo da parte dell'Italia di decimali del deficit (dentro il tetto del 3%) per finanziare il taglio delle tasse. Poi il 20 marzo il Consiglio Europeo a Bruxelles dove è previsto, prima del vertice, anche un incontro bilaterale con il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso. Sono le tappe dell'offensiva diplomatica di Matteo Renzi, che dovrà convincere l'Europa a «cambiare verso» e spingere sul versante della crescita.

I piani di Renzi sul deficit
Renzi vorrebbe utilizzare almeno lo 0,2% di scostamento dal limite del 3% del rapporto deficit/Pil in primis per finanziare la riduzione del cuneo fiscale. Proverà ad avere un via libera dalla Merkel spiegando che sull'altro piatto della bilancia ci sono riforme strutturali serie già avviate da parte del governo italiano, a partire da quelle del mercato del lavoro, premessa per ridare slancio alla crescita del Pil. Ma se dalla cancelliera tedesca e da Bruxelles dovesse arrivare l'altolà, il governo conta di servirsi dei margini di deficit per gli investimenti per scuole e difesa del suolo, potendo utilizzare a questo scopo anche i fondi europei, in aggiunta al finanziamento nazionale che peraltro non dovrebbe gravare sul deficit. L'obiettivo di Renzi è di destinare tre miliardi all'edilizia scolastica e due miliardi alla difesa del suolo. Ma saranno anche i temi industriali ad essere affrontati dai due leader, come dimostra la cena in programma nella quale Renzi e Merkel saranno accompagnati da Giorgio Squinzi e Ulrich Grillo, presidenti della Confindustria italiana e tedesca.

I dubbi e le attese di Berlino
Angela Merkel è certamente curiosa di incontrare il nuovo premier italiano che, come ha fatto dire al suo portavoce, ha un «programma ambizioso di riforme». La cancelliera vuole vedere Renzi alla prova dei fatti, mentre i "falchi" del suo partito ne hanno già bocciato l'intenzione di «fare altri debiti». Avrà in parte tranquillizzato Berlino la netta rassicurazione del presidente del Consiglio a Parigi che da parte dell'Italia «non ci sarà nessuno sforamento» del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil, ma la Germania resta convinta del fatto che sul fronte del risanamento dei conti pubblici l'Italia debba fare di più.

Il "moloch" tedesco del rigore dei conti pubblici
Intanto, visti i precedenti e gli accenti antitedeschi dell'ultima campagna elettorale italiana, Berlino non si espone in valutazioni dirette sull'intenzione del premier di finanziare in parte col deficit il taglio del cuneo fiscale. Certo è che sul tavolo lunedì a Berlino ci sarà anche il nodo delle trattative con l'Ue necessarie per rispettare gli annunci sul taglio delle tasse e l'aumento delle buste paga fatti mercoledì scorso da Renzi. Se il premier vuole una chance a Bruxelles, deve riuscire a portare Berlino dalla sua parte, convincendo la cancelliera che l'Italia per ripartire ha bisogno di più margine sull'indebitamento. L'entourage di Merkel, però, ha già chiaramente rigettato questa ipotesi. «Se pensa di fare nuovi debiti diremo di no» ha detto nei giorni scorsi il vice-capogruppo parlamentare della Cdu Michael Fuchs. Del resto i piani di bilancio del governo tedesco prevedono l'azzeramento del deficit nel 2015 e l'obiettivo di ridurre il debito dall'80 al 60% del Pil.

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