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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2014 alle ore 19:31.
L'ultima modifica è del 17 marzo 2014 alle ore 14:13.

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All'indomani del referendum nel quale il 96,6% degli elettori si è pronunciato a favore della secessione dall'Ucraina, il Parlamento di Crimea ha votato formalmente per l'indipendenza ed ha chiesto l'annessione alla Russia. Secondo quanto riferito dal Parlamento, convocato in seduta straordinaria, 88 dei 95 deputati hanno votato a favore della dichiarazione, nella quale si dice anche che le autorità di Crimea hanno ora il pieno controllo delle istituzioni e delle proprietà della penisola. Il Parlamento di Simferopoli ha anche deciso che la moneta ufficiale della Repubblica di Crimea è il rublo. Le forze dell'ordine e gli apparati dello stato resteranno in carica fino all'adozione della nuova costituzione. Dal prossimo 30 marzo cambierà anche l'ora legale: sarà quella di Mosca (due ore avanti rispetto a quella di Kiev oggi in vigore).

SIMFEROPOLI - La Crimea ha scelto di ritornare alla Russia. E se non c'erano dubbi sull'esito di un referendum che non lasciava alternative, e non consentiva di votare per lo status quo, il risultato - che si avvia al 96,6% dei consensi - permette ora a Vladimir Putin di spalancare le braccia affermando di «rispettare la volontà dei crimeani».

«Stasera si festeggia», aveva detto domenica uscendo dal seggio il premier Serghej Aksjonov, l'uomo che il Cremlino ha messo al volante di questa offensiva che nel giro di neppure un mese ha scompigliato le cartine geografiche strappando la Crimea all'Ucraina. E ora, la Duma di Mosca fa sapere che approverà il più in fretta possibile le leggi necessarie all'incorporazione di un nuovo soggetto nella Federazione, una volta che Putin, approvata la richiesta che gli arriva da Simferopoli, la rinvierà alla Duma e al Consiglio della Federazione. Che dovranno definire con un trattato l'integrazione della Crimea nel sistema legislativo, economico, finanziario e creditizio russo.

«I risultati del referendum - ha detto a Mosca il vicepresidente della Duma, Serghej Neverov - indicano chiaramente che i residenti di Crimea vedono il loro futuro come parte della Russia». Per la prima volta dal crollo dell'Unione Sovietica, la Russia è tornata a ingrandire il proprio territorio.

Ancor prima di aspettare l'esito del voto, domenica pomeriggio sul palazzo del governo di Simferopoli già sventolava il tricolore russo. Poi, nella notte, la sonnacchiosa capitale della Crimea ha vissuto il suo momento di festa, isolata dal mondo che vede invece questa scelta come l'innesco di una gravissima crisi internazionale. Ai canti e ai caroselli in verità non hanno partecipato tutti. Come sintetizza Fikret Mamut dal villaggio tartaro di Novenke, il referendum poneva «solo due domande che portano allo stesso punto».

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