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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2014 alle ore 17:37.
L'ultima modifica è del 18 marzo 2014 alle ore 17:55.

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(Epa)(Epa)

Se la carenza di stadi di ultima generazione condanna il calcio italiano all'immobilismo, a scavare un solco con i big europei è il settore commerciale. Da sponsorship e merchandising e, più in generale, da tutte quelle attività finalizzate alla valorizzazione del "brand", la Serie A incassa troppo poco rispetto ai concorrenti. Mediamente un team di Premier ottiene infatti ricavi per sponsorship e advertising pari a 35 milioni all'anno, una squadra spagnola 20 milioni, una russa 16,4.

Nel contesto dei principali tornei continentali, le società italiane, con ricavi commerciali medi per 16 milioni, fanno meglio solo di Francia (14,5) e Olanda (12,8). Ma è la Bundesliga a fare da battistrada in questo settore: i club tedeschi, da sempre esempi di equlibrio economico-finanziario, e ora anche di competitività sul piano sportivo, ricevono in media 40 milioni all'anno.

Nella stagione 2012/13 il settore commerciale ha prodotto circa 700 milioni, quasi il 33% delle entrate generali della Bundesliga: nel dettaglio il merchandising 120 milioni (+5,5%) e le sponsorizzazioni 579 milioni (+26%). In pratica il doppio della Serie A che si è fermata a 350 milioni. Se guardiamo poi alle società con il maggior fatturato nella Uefa, secondo la classifica stilata da Deloitte, il divario è palese. Una classifica - quella riproposta in basso - che va comunque letta cum grano salis.

I ricavi commerciali di Paris Saint Germain e Manchester City sono in effetti sub judice presso gli organismi contabili Uefa nell'ottica del fair play finanziario in quanto dipendono in larga misura da contratti con parti correlate, ovvero con enti e società riconducibili alla medesima proprietà del club. In particolare, sotto la lente d'ingrandimento della Uefa c'è l'accordo fra i 150 e i 200 milioni a stagione concluso tra il Psg, di proprietà della Qatar Sport Investment, e l'ente del turismo del Qatar, e quello tra lo stesso Psg e l'ente delle telecomunicazioni del Qatar Ooredoo con cui è stato firmato un contratto da 75 milioni per 5 stagioni.

Gli introiti derivanti da questi contratti, che tendono ad aggirare la regola per cui il proprietario di un club non può ricapitalizzarlo oltre una certa soglia (45 milioni nel primo biennio 2012/13), dovranno essere in qualche modo "sterilizzati" e contabilizzati a valori di mercato (fair value), guardando cioè al peso economico delle sponsorizzazioni siglate da club di analogo livello. Lo stesso discorso vale per i rapporti commerciali tra il Manchester City e Etihad Airways, entrambi appartenenti alla galassia societaria dello sceicco Mansour.

Il primato dei ricavi commerciali "da mercato" va attribuito ancora, perciò, al Bayern Monaco. I campioni d'Europa in carica hanno ricavi da sponsorship e advertising per 237 milioni (pari al 55% del fatturato totale di 431 milioni). In particolare, i ricavi dal merchandising sono cresciuti, anche grazie alla vittoria in Champions, fra il 2012 e il 2013 del 44% a 83 milioni.

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