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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 22:28.
L'ultima modifica è del 20 marzo 2014 alle ore 15:35.

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Janet L. Yellen (Afp)Janet L. Yellen (Afp)

New York – L'ultimo segnale di moderato ma prezioso ottimismo sull'economia statunitense è arrivato senza grandi fanfare dalle aziende. Cioè dalla colonna vertebrale che sorregge produzione, innovazione e anche creazione di posti di lavoro. I loro sondaggi interni, opera dell'associazione imprenditoriale Business Roundtable, mostrano che gli amministratori delegati della Corporate America nutrono il maggior ottimismo da due anni a questa parte. Hanno fiducia nell'espansione e sono pronti, di conseguenza, a accelerare gli investimenti nei prossimi sei mesi.

L'economia americana non per questo ha esorcizzato le incognite di una marcia a singhiozzo e sottotono - una disoccupazione e sottoccupazione ancora elevate, recenti frenate (dai consumi all'immobiliare al manifatturiero) aggravate dal maltempo e anzitutto il pericolo di scoppi di bolle speculative in azioni e obbligazioni o di mine geopolitiche capaci di destabilizzare economia e piazze finanziarie. Un quadro, questo, che tiene la Federal Reserve in allarme, impegnata a sostenere il recupero economico, a calibrare con gradualità lo stempero degli stimoli straordinari e tenere ancora a lungo ai minimi i tassi di interesse per evitare ogni shock. Perché questa economia, a conti fatti, può oggi reggere il "tapering", la riduzione del Quantitative easing a colpi di acquisti di bond, non (ancora) strette di politica monetaria.

L'indice della Business Roundtable, però, ha evidenziato un stagione di riscatto che non sarebbe stata soffocata nè da "gelate" invernali nè dallo spettro di riedizioni della guerra fredda con la Russia. L'outlook Index è salito a 92,1 nei primi mesi del 2014 grazie in particolare a impegni di spesa: quasi metà dei chief executive officer prevedono incrementi, contro il 39% del trimestre scorso. Il nodo più preoccupante resta l'occupazione: solo il 37% prevede assunzioni a fronte di un tasso di senza lavoro del 6,7%, i cui cali oltretutto sovrastimano il risanamento, e di redditi stagnanti.
Non è, quello della Business Roundtable, l'unico indicatore aziendale inconsueto e comunque nell'insieme incoraggiante. Un indice negativo, l'incertezza del business misurata dall'Economic policy uncertainty index, è sceso ai minimi dalla recessione del 2007-2009, grazie alla percezione di maggior serietà politica a Washington dopo i compromessi raggiunti da Congresso e casa Bianca sul budget e sul tetto del debito americani. «L'incertezza politica è tornata a livelli normali e questo aiuta la crescita», ha detto al Wall Street Journal Nicholas Bloom, economista della Stanford University tra i creatori dell'indice. Il secondo fattore che ha contribuito alla diminuzione dell'incertezza è l'evoluzione stessa delle imprese negli anni della crisi: sono diventate sempre più agili e in grado di adattarsi a mutamenti della domanda.

Gli economisti privati, tradizionalmente più cauti della Banca centrale sul passo dell'espansione, stanno a loro volta uscendo allo scoperto. La crescita del 4,1% del terzo trimestre 2013 non ha fatto testo, ma non dovrebbe farlo neppure una battuta d'arresto sotto il 2% temuta per i primi tre mesi dell'anno in corso. JP Morgan ha appena rivisto al rialzo le stime del quarto trimestre, al 3% rispetto al 2,4% riportato finora dal governo. E Bill Gross di Pimco ha scelto i giorni scorsi per alzare i suoi pronostici per il 2014, al 2,5%-3% rispetto al 2,25%-2,75% stimato in dicembre. Mark Grant di Southwest Securities vede una Fed ancora a fianco di crescita e mercati, sottolineando la delicatezza con cui provvede a rimuovere anche solo il Quantitative Easing, gli acquisti obbligazionari. «Ondate di liquidità lambiscono tuttora l'economia», scrive nella nota quotidiana ai clienti.
Alcuni analisti frenano ogni entusiasmo nel breve periodo: Ryan Wang di Hsbc non crede che l'economia quest'anno riesca a schiodarsi da una crescita sotto il 2,5%, debole per gli standard americani. E la Business Roundtable, pur alzando di 0,2 punti percentuali le sue previsioni, le attesta al 2,4 per cento. Guardando più avanti, tuttavia, gli economisti di Deutsche Bank non escludono una marcia nei prossimi anni oltre il 3% e una ripresa dell'inflazione, oggi nettamente inferiore al target del 2%, che potrebbe costringere la Fed a gestire sfide opposte alle attuali: orchestrare rialzi dei tassi d'interesse semmai superiori a quanto oggi immaginato.

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