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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2014 alle ore 10:31.
L'ultima modifica è del 20 marzo 2014 alle ore 10:44.

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Superato l'ultimo scoglio per l'Unione bancaria: il Consiglio e il Parlamento Ue hanno raggiunto un'intesa sull'ultimo pilastro, il meccanismo di risoluzione e il fondo salva-banche. Ora l'ultima plenaria di aprile del Parlamento può votare il via libera definitivo.

L'accordo sul meccanismo di risoluzione per le crisi bancarie, uno dei pilastri dell'Unione bancaria europea «é vicino». Così fonti della Ue avevano riportato in mattinata all'agenzia Market News International. «Si é discusso fino alle 7 di questa mattina, gli esperti legali stanno finalizzando gli ultimi dettaglio», avrebbe detto la fonte.

I punti dirimenti sul meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie riguardano la sua entrata a regime, inizalemente prevista tra 10 anni, ma si spinge per cinque anni. Le risorse del fondo di risoluzione finanziate da una imposta sulle banche, inizialmente previste a 55 miliardi, ma si parlava anche di elevare le risorse di altri 5 miliardi.

Infine la questione del «backstop», cioé delle risorse necessarie a coprire eventuali esigenze di intervento nell'attesa che il fondo di risoluzione entri a regime.
Qui le maggiori divisioni. La Germania predilige un «backstop» in capo ai singoli Paesi, mentre altri parter europei, Italia inclusa, preferirebbero un backstop sempre pubblico ma di natura comunitaria.

Non é una differenza da poco. Nel caso di backstop nazionali le risorse impiegate andrebbero contabilizzate sul debito pubblico del singolo paese, non peserebbe invece sul debito pubblico nazionale l'utilizzo di risorse da un backstop comunitario.

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