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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2014 alle ore 17:44.
L'ultima modifica è del 20 marzo 2014 alle ore 18:00.

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«L'Italia potrebbe vivere senza contare sul gas russo, dato che copre solo il 30% dei consumi». Situazioni differente per altri Stati europei che non potrebbero sopravvivere. Lo ha affermato l'ad dell'EniPaolo Scaroni, in audizione alla Camera sulla strategia energetica nazionale in commissione Attività produttive della Camera. E ha avvisato: «Il futuro del gasdotto South Stream lo vedo piuttosto fosco perché la crisi russo-ucraina metterà a rischio le autorizzazioni necessarie dell'Ue; non so se si farà».

No problemi da crisi ucraina, in difficoltà se stop anche da altri Paesi
L'Italia insomma «ce la può fare» anche senza il gas russo. Anche se saremmo «al limite» e rischiamo se ci fossero contemporaneamente problemi da un altro Paese come la Libia o l'Algeria, ha spiegato l'ad di Eni. «Anche in presenza di una crisi ucraina, che può essere di due tipi (tipo A, il gas russo non attraversa più l'Ucraina per situazioni di conflitto e il flusso è interrotto; tipo B, ci sono sanzioni verso la Russia) siamo in grado di assicurare le forniture all'Italia». Ma, ha spiegato Scaroni, «siamo un po' al limite perché tutta la nostra struttura organizzativa è basata sulla formula 'N-1'» considerando tutte le fonti di approvvigionamento meno una. Quindi, precisa Scaroni, «se insieme alla crisi ucraina, ci fossero problemi anche dalla Libia avremmo difficoltà, ci sarebbero problemi gravi se ci fosse un fermo dall'Algeria».

Futuro gasdotto Southstream è fosco, realizzazione in bilico
Quanto al gasdotto Southstream, che dovrebbe connettere direttamente Russia ed Unione Europea ed è sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, Edf e Wintershall «Il futuro del gasdotto lo vedo piuttosto fosco perché la crisi russo-ucraina metterà a rischio le autorizzazioni necessarie dell'Ue; non so se si farà» ha detto l'amministratore delegato di Eni, che si è detto comunque «felice per l'ordine ottenuto da Saipem, anche se forse forse non lo porterà avanti».

Ben venga il Tap, anche perché prevede export
In questo contesto, «ben venga il Tap (il nuovo gasdotto transadriatico che farà arrivare in Italia il gas azero, ndr) non tanto perché è un nuovo tubo, ma perché porta nuovo gas», ha dichiarato l'ad dell'Eni, ricordando che malgrado si tratti di «una cosa piccola, che porterà 10 miliardi di metri cubi» è importante perché presuppone il reverse flow, cioè che l'Italia esporti gas». Adesso, ha infatti osservato Scaroni intervenendo in audizione alla Commissione Attività produttive della Camera, «il tubo che ci collega all'Europa del nord non lo consente. Bisogna che l'Autorità imponga investimenti per esportare gas dall'Italia».

Rinnovabili sono risorsa solo con meno costi
Per Scaroni «le rinnovabili devono costare meno e devono esserci batterie efficienti: finché non ci saranno queste due cose le rinnovabili non sono una soluzione, sono un problema». L'ad dell'Eni ha poi ammonito: «Stiamo attenti a non farne troppe - ha detto ancora riferendosi ai costi in bolletta - sennò il sistema elettrico salta per aria; dobbiamo contingentarle e renderle meno costose».

Nessuna trattativa in corso su Saipem
A margine dell'audizione Scaroni ha poi escluso trattative in corso su Saipem: «Non abbiamo nessuna trattativa con nessuno in questo momento», ha detto l'ad di Eni ai cronisti che gli chiedevano conferma di indiscrezioni secondo cui il gruppo intenderebbe ridurre la propria quota in Saipem attraverso la fusione di quest'ultima con la norvegese Subsea7.

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