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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2014 alle ore 18:44.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2014 alle ore 19:18.

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Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dice che nessun manager pubblico dovrebbe avere uno stipendio più alto del presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano riceve un assegno annuo di 239.181 euro, al lordo delle tasse. L'indennità è fissata da una legge che prevede ogni anno l'adeguamento automatico all'inflazione, ma dal 2010 Napolitano ha rinunciato a quest'aumento.

I tentativi di Prodi, Berlusconi, Monti e Letta
Ci avevano già provato i governi Prodi, Berlusconi e Monti, e perfino Letta, ma non erano riusciti a comprimere gli stipendi dei manager delle società pubbliche. Avevano introdotto un tetto pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, un importo che l'anno scorso era di 302.937 euro e quest'anno è fissato in circa 311mila euro, sempre al lordo dell'Irpef. Questa tagliola per le buste paga è scattata, durante il governo Monti, solo per i dirigenti della pubblica amministrazione, dei ministeri, delle agenzie, ma per estenderla ai manager delle società controllate dallo Stato occorreva un ulteriore decreto del ministero dell'Economia che è stato varato solo negli ultimi mesi del governo Letta. Se passerà la proposta Renzi il tetto agli stipendi sarà di 239.181 euro lordi annui, cioè 71.819 euro in meno (- 23%) dello stipendio del primo presidente della Cassazione.

Sarmi (Poste) guadagna 2,2 milioni, Gorno Tempini (Cdp) 1,03 milioni
Il nuovo tetto andrebbe a colpire gli stipendi dei vertici delle società controllate dallo Stato e non quotate in Borsa. Tra questi il più pagato - secondo i dati riferiti al 2012 pubblicati dal ministero dell'Economia - è l'amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, con una busta paga di 2,2 milioni lordi, compresi 638.746 euro di competenza del 2011 ed erogati nel 2012. Anche il presidente di Poste è ben oltre il tetto, Giovanni Ialongo ha ricevuto nel 2012 903.611 euro. Mauro Moretti, l'amministratore delegato delle Fs che è insorto contro il progetto di mettere un tetto agli stipendi dei manager, ha guadagnato 873.666 euro lordi nel 2012. Il presidente delle Fs, Lamberto Cardia, ha ricevuto 300mila euro tondi, al lordo delle tasse. L'ad della Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini, ha guadagnato 1,035 milioni lordi nel 2012, il presidente Franco Bassanini 280mila euro. L'ex direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha ricevuto 473.768 euro lordi nel 2012 come a.d. della Consap, che è un pezzo dell'ex Ina. Il nuovo d.g. della Rai, Luigi Gubitosi, nominato da Mario Monti, ha uno stipendio di 650mila euro lordi l'anno, più che doppio del tetto che lo stesso Monti voleva fissare ai manager pubblici.

Eni, Enel, Terna e Finmeccanica: superstipendi e nomine
In tutti i tentativi dei governi precedenti sono sempre stati esclusi dal tetto, per legge, i manager delle società quotate in Borsa, anche se controllate dallo Stato e quindi nominati dalla politica. Parliamo di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna, che in genere hanno stipendi più alti delle società non quotate. Nel 2012, secondo i dati pubblicati da queste società, il manager pubblico più pagato è stato l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, con una busta paga di 6,52 milioni lordi, quindi l'a.d. dell'Enel Fulvio Conti con 3,95 milioni. L'a.d. di Terna Flavio Cattaneo ha ricevuto 2,33 milioni, quello di Finmeccanica Alessandro Pansa, 1,02 milioni. Il mandato di questi manager e degli interi consigli di amministrazione scade con le assemblee che in maggio approveranno i bilanci 2013: ma già entro il 13 aprile il governo Renzi dovrà pubblicare le liste con i suoi candidati ai nuovi cda di Eni, Enel, Terna e Finmeccanica. Per queste nomine i renziani preannunciano una serie di cambiamenti, una sorta di rottamazione generale che potrebbe vedere poche eccezioni. E nell'occasione il governo potrebbe imporre, applicando una norma del decreto del Fare di Letta, una riduzione del 25% dei maxistipendi.

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