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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2014 alle ore 11:01.
L'ultima modifica è del 24 marzo 2014 alle ore 13:21.

Giuliano Poletti (Ansa)Giuliano Poletti (Ansa)

«La concertazione di Renzi credo che non esista. È nostra intenzione confrontarci e dialogare, ma alla fine il governo decide, si prende le sue responsabilità e i cittadini lo giudicano per quello che fa». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ai microfoni di Agorà (Rai 3) commenta così le critiche arrivate al Governo sia dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, per la "road map" di riforme messe in moto da palazzo Chigi, su fronti come la riforma degli ammortizzatori sociali. E conclude sottolineando che «Se sono scontenti un po' di qua e un po' di là abbiamo fatto bene».

Mai più un "ministero per la disoccupazione"
Ma la concertazione mancata non è l'unico tema di intervento del ministro. A metà giornata, alla Camera per una conferenza stampa dedicata alla "Garanzia Giovani", Poletti sottoliea con forza il "cambio di passo" del suo ministero, ed il nuovo stile del confronto con le parti sociali. «Stiamo lavorando a uno sforzo rilevante per coinvolgere le organizzazioni di impresa di questo paese, i gruppi rilevanti di questo paese, ed a creare un dialogo con le grandi imprese italiane». Il ministro del Lavoro, aggiunge, «negli anni, dentro la crisi è diventato il ministero della disoccupazione. Con Poletti la musica cambia, al ministero si va con progetti perché è il ministero dell'occupazione e non si va per la cassa integrazione».

Tutti devono fare qualcosa: con questa idea l'Europa può camminare
Il ministro boccia poi come «inammissibile» l'idea che «ci siano cittadini italiani condannati a stare a casa, inutili a sé e agli altri. Tutti devono avere qualcosa da fare, non necessariamente un lavoro, anche un impegno con la comunità. Avere un'idea: protagonismo degli italiani. Con questa idea possiamo camminare». Per questo, conclude, « La Garanzia Giovani è l'Europa che vogliamo. Se l'Europa costruisce su questa base la sua idea di futuro certamente il popolo riassumerà entusiasmo e fiducia».

Garanzia giovani: è venuto il momento di premiare le politiche attive
Nel presentare alla stampa il modello italiano del programma europeo Garanzia giovani, Poletti ammette che «L'Italia non ha una storia brillante sulle politiche attive del lavoro», alle quali negli ultimi anni sono andare « risorse 4-5 volte inferiori a quanto speso per le politiche passive». Ora «vogliamo passare a premiarle»» spiega il ministro: «È venuto il momento di smettere di discutere se é meglio il pubblico o il privato, il ruolo del pubblico é nella costituzione e va rafforzato, ma é dalla sussidiarietà e dalla pluralità di proposte che si ottengono i migliori risultati». Per Poletti «dobbiamo coinvolgere le grandi imprese e le associazioni imprenditoriali di questo paese, é inutile avere il miglior sportello possibile e poi non sapere cosa offrire al giovane che si ha di fronte».

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