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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2014 alle ore 13:07.
L'ultima modifica è del 27 marzo 2014 alle ore 07:28.

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Il governo ha incassato la fiducia sul maxiemendamento del governo interamente sostitutivo del ddl Del Rio sul riordino delle province. I sì al testo, che recepisce integralmente quello approvato in commissione Affari costituzionali, sono stati 160, i no 133. Di qui il via libera al provvedimento: a Palazzo Madama, infatti, vige un regolamento più snello rispetto a Montecitorio e non c'è bisogno di due votazioni distinte. Il ddl dovrà tornare alla Camera per il via libera definitivo dal momento che il maxiemendamento approvato contiene le modifiche inserite in commissione. Con il voto sulle province il governo Renzi ottiene la sua quarta fiducia, dopo aver incassato le prime due, programmatiche, il 25 febbraio scorso e quella - alla Camera - su decreto missioni. Il giorno del suo esordio in Senato il governo Renzi aveva incassato 169 voti, 9 in più rispetto ad oggi.

Delrio: oggi Paese più semplice capace dare risposte
Soddisfatto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che subito dopo l'ok del Senato scrive su twitter: «Un Paese più semplice e capace di dare risposte. Non più elezioni per le province e dopo 30 anni le Città metropolitane».

Renzi: oggi giornata importante su Province
«Oggi giornata importante per le Province e riunione chiave stasera su Senato e Regioni». Così Matteo Renzi su twitter alla vigilia dell'approvazione al Senato del disegno di legge costituzionale sulle province meglio noto come Ddl Delrio, su cui il Governo ha chiesto in Aula la fiducia riferita ad un maxiemndamento che recepisce integralmente il testo approvato in I commissione.

Maggioranza per due volte senza i numeri. No alle pregiudiziali
Di ieri mattina il tormentato via libera della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama al ddl Delrio (con Governo e maggioranza andati sotto due volte per l'assenza di un senatore di Sc) e il no dell'Aula alla pregiudiziale di costituzionalità presentata dai Cinque Stelle. Solo 4 i voti di scarto: 112 i sì, 115 i no e una sola astensione (al Senato vale voto contrario). L'emendamento dell'opposizione approvato restituisce alle Province la competenza sull'edilizia scolastica. È stato, poi, bocciato un emendamento del relatore relativo all'indennità del presidente di Provincia.

Il Governo autorizza la richiesta del voto di fiducia
I due incidenti di percorso in commissione e il piccolissimo scarto di voti registrato dal voto che ha respinto la pregiudiziale di costituzionalità hanno indotto questa mattina il Governo - al termine di un Consiglio dei ministri lampo presieduto dal minsitro del Lavoro Poletti - ad autorizzare la richiesta del voto di fiducia, costringendo i partiti della maggioranza alla disciplina di partito. Il ddl Delrio, che dovrà essere esaminato ancora dalla Camera, dovrebbe essere approvato entro la prima settimana di aprile per evitare il rischio di un ingorgo normativo, viste le scadenze che riguardano non solo le province ma anche le aspettative create nei piccoli Comuni cui si é data la possibilità, durante l'iter del provvedimento, di ipotizzare un terzo mandato per gli amministratori.

I dubbi della commissione Bilancio: possibile deplicazione di costi e funzioni
In mattinata, vengono anche resi noti i termini del parere favorevole al ddl (con sette osservazioni) approvato dalla commissione Bilancio, che segnala il rischio che la riforma duplichi costi e funzioni della macchina amministrativa a livello locale. «Non può escludersi la duplicazione di costi e funzioni derivanti dal'elezione diretta del sindaco e del consiglio delle città metropolitane - si legge nel parere della commissione - subordinando tale opzione all'articolazione del territorio del comune capoluogo in più comuni». Perplessità anche sul «trasferimento di personale e funzioni dalle province ad altri enti territoriali potrebbe comportare costi, difficilmente quantifcabili», che comporta il rischio di un «allineamento verso l'alto del trattamento accessorio dei dipendenti coinvolti».

Brunetta (Fi): Governo fresco di slides ma che puzza di cimitero
I rischi corsi dal Governo nella giornata di ieri - in commissione e in Aula - finiscono nel mirino del capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, che in una nota parla di Esecutivo «fresco di slides ma che già puzza di cimitero». «Al Senato il Governo è riuscito ad evitare per tre voti di schiantarsi», sottolinea Brunetta, e la pregiudiziale di costituzionalità, «che porta la potente firma del sottosegretario Delrio, ha ottenuto solo 115 voti sui 169 che figurativamente sarebbero a disposizione di Renzi». E conclude: «che ne sarà del Governo quando dovrà affrontare temi controversi a sinistra, come il decreto lavoro, e ancor più quando si dovrà scegliere se abrogare il Senato e approvare la legge elettorale?».

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