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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2014 alle ore 15:38.

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Lavori in corso per introdurre in Italia il reato di omicidio stradale. Dopo anni di tentativi, a riportare l'attenzione sul problema delle morti stradali ci ha pensato il premier Renzi, che nel suo discorso di insediamento ha citato l'inasprimento delle pene in materia come una delle misure «per la gente» che il Governo intende perseguire. In attesa di un decreto legge ad hoc, ipotizzato oggi dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, al pacchetto delle proposte di legge in materia giacenti in Parlamento si aggiunge un ddl promosso dal Pd per introdurre l'omicidio stradale nel Codice penale: previsto il carcere dai 6 ai 16 anni, che possono salire a 21 nel caso di morte di più persone, oltre alla pena accessoria del ritiro a vita della patente.

Ferri (Giustizia) conferma l'attenzione dell'Esecutivo
Intervenuto a Palazzo Madama alla presentazione del ddl, il sottosegretario Ferri ha confermato l'attenzione del Governo al tema dell'omicidio stradale, auspicando «un iter parlamentare rapido delle proposte presentate», anche se non ha escluso «un provvedimento autonomo dell'esecutivo, forse anche un decreto legge, come è stato ipotizzato da più parti. L'ultima parola, naturalmente, spetta al premier e al ministro della Giustizia, ma l'impegno del governo su questo fronte, come si evince chiaramente dalle parole del presidente del Consiglio, è certo».

L'importanza dell'effetto deterrente
Quanto alla proposta targata Pd presentata oggi, Ferri ha sottolineato l'importanza di «un effetto deterrente chiaro e netto», come quello che potrebbe derivare da un inasprimento della sanzione detentiva previsto non solo dalla proposta del Pd, ma anche da quelle avanzate da quasi tutte le forze politiche sia a Palazzo Madama che a Montecitorio. «Ma è altrettanto importante - ha concluso Ferri - puntare molto sulla prevenzione, sull'educazione al rispetto delle regole, a cominciare dalla scuola».

Tra le pene accessorie anche "l'ergastolo della patente"
Il testo despositato oggi dal senatore Moscardelli prevede pene molto alte, a metà tra l'omicidio volontario e quello colposo: carcere tra i sei e sedici anni, per chi provochi la morte di una persona mettendosi alla guida in stato di ebbrezza alcolico, sotto stupefacenti, con un limite velocità superiore al doppio del limite, o si dia alla fuga dopo l'incidente. Nel caso di morte di più persone, la pena potrà essere aumentata fino a 21 anni. Quando la condanna diviene definitiva scatta anche il ritiro a vita della patente. Il ddl prevede anche il reato di lesioni personali stradali, con pene da due a 18 mesi, e la punibilità con querela di parte nel caso.

Adeguare la sanzione effettiva alla gravità del fatto
«Anche dopo la modifica del 2008, che ha introdotto delle aggravanti al reato di omicidio colposo (con pene dai tre ai 12 anni) - ha spiegato il senatore Claudio Moscardelli, primo firmatario, illustrando il ddl alla stampa - viene quasi sempre applicato il minimo di pena». Non solo: per effetto delle attenuanti, la pena effettiva scende spesso sotto i tre anni, «una sanzione sproporzionata rispetto alla gravità del fatto». Moscardelli, convinto che il reato autonomo favorisca la reale deterrenza», si è detto fiducioso sull'approvazione: «Crediamo che la sensibilità da parte di tutti al tema possa portare ad un rapido intervento», mentre Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, ha preso l'impegno di «premere perché il provvedimento venga immediatamente calendarizzato: è una norma di equità e di giustizia».



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