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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2014 alle ore 18:43.

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Niente più che un ammissione di colpa. Almeno per ora. Sui ritardi sempre più clamorosi nell'attuazione dell'Agenda italiana il governo riferisce alla Camera con il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, in attesa di svelare se e quali iniziative saranno adottate per accelerare i tempi.

Venerdì, con ogni probabilità, si svolgerà il preannunciato incontro tra il premier Matteo Renzi e il commissario uscente per l'Agenda digitale, Francesco Caio: l'occasione per fare il punto su quanto fatto ma soprattutto su quanto non fatto in questi mesi. Uno sprone in più a rimettere in moto il dossier arriva dal commissario straordinario per la spending review, Carlo Cottarelli, che quantifica in circa 2,8 miliardi di euro annui i risparmi ottenibili da quattro misure: fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, razionalizzazione dei Ced (centri elaborazione dati) e pubblicazione telematica degli appalti pubblici.

Il question time del ministro Guidi
«Il Governo è consapevole dei ritardi» sull'Agenda digitale e «l'impegno sarà massimo per sbloccare il processo di digitalizzazione a vantaggio dei cittadini e delle imprese». Questa la risposta ufficiale del ministro dello Sviluppo economico nel question time alla Camera. «Senza un intervento pubblico a sostegno – prosegue Guidi – avremo due Italie a velocità distinte e una sarebbe esclusa dalla competizione globale. Dunque quindi l'impegno del mio ministero è di portare a termine i piani infrastrutturali già avviati e questo è un impegno prioritario».

Il ministro ricorda che il digital divide di prima generazione è stato quasi completamente risolto mentre bisogna ancora lavorare sul Piano strategico per la banda ultralarga. L'obiettivo, spiega, è utilizzare anche «i fondi Ue 2014-202 nonché parte del Fondo di sviluppo e coesione in corso di programmazione».

L'incontro Caio-Renzi
È stato lo stesso Caio ad anticipare che l'incontro con il premier Renzi potrebbe svolgersi venerdì. «Sarà un passaggio delle consegne», ha sottolineato ricordando che il suo mandato da commissario scadrà il 31 marzo. Con Renzi ci sarà un rendiconto di dove si è arrivati, «perché poi ci possa essere la delega a un politico perché possa continuare». Se questa riforma strutturale rischia di impantanarsi, è la tesi di Caio, la minaccia risiede «nell'assenza della politica» più che nelle resistenze della burocrazia. Un'idea che, a quanto trapela, viene condivisa da Renzi deciso a un maquillage della governance dell'intera Agenda digitale che renda ancora più visibile la regìa diretta di Palazzo Chigi. Si pensa anche a una figura di coordinamento, con i nomi ancora ricorrenti di Paolo Coppola (Pd), Stefano Quintarelli o Francesco Sacco (Scelta civica).

I «risparmi» di Cottarelli e le azioni del governo
È passato quasi inosservato, ma il capitolo sulla digitalizzazione contenuto nelle proposte di spending review offre spunti e numeri interessanti. Il commissario Carlo Cottarelli, sulla base di stime dell'Agenzia per il digitale, valuta in 2.556 milioni i risparmi che a partire dal 2016 potrebbero arrivare da tre misure: fatturazione elettronica (936 milioni); pagamenti elettronici (1.320 milioni); razionalizzazione dei Ced (300 milioni). Se a tutto questo si somma la pubblicazione solo su canale digitale di tutti i bandi e i risultati di appalto (altri 200 milioni) si sfiorerebbe il risultato complessivo di 2,8 miliardi.
E si volerebbe ben più alto con un piano più aggressivo per la razionalizzazione dei Ced. Le stime di Cottarelli si riferiscono infatti alla sola amministrazione centrale (da 78 a 4-5 Ced), ma se si concentrassero in circa 60 gli attuali 11mila centri di tutte le amministrazioni pubbliche il risparmio addizionale annuo stimato salirebbe in modo considerevole nel tempo.

Numeri e considerazioni che presto, passate le urgenze legate al Def e alle misure fiscali, potrebbero essere valutate dal governo, finora apparso disattento su questo tema. Il compito è arduo: recuperare un ritardo ormai impressionante. Un dossier del servizio studi della Camera segnala che, al 24 febbraio 2014, dei 55 adempimenti attuativi dell'Agenda digitale ne sono stati adottati solo 17 e, per gli atti non ancora emanati, in 21 casi risulta già scaduto il termine per provvedere.
Il governo è chiamato ad accelerare l'implementazione di quanto varato dai governi precedenti, ma è molto probabile che proporrà anche soluzioni nuove. Il contenitore dovrebbe essere la prossima riforma della Pubblica amministrazione, con un piano esteso di digitalizzazione che coinvolgerà diversi ministeri. Allo Sviluppo economico si pensa ad esempio a trasferire online una serie di adempimenti che frenano le esportazioni delle Pmi, se possibile anche con forme di incentivi per l'e-commerce che genera fatturato con clienti stranieri.

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