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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 08:05.
L'ultima modifica è del 27 gennaio 2014 alle ore 08:52.

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Dopo nove mesi lo Statuto dell'Agenzia per l'Italia digitale é nuovamente nelle mani dei giudici contabili. Un tempo piuttosto lungo che lascia intendere che i motivi per i quali la Corte dei Conti lo aveva rispedito a Palazzo Chigi erano qualcosa di più dei vizi di procedura che all'epoca erano stati addotti da fobnti istituzionali per lo sto. Se così fosse stato, quei passaggi procedurali si sarebbero potuti risolvere in un batter d'occhio. I nodi erano, invece, ben altri.

A cominciare dalla questione delle spese e delle dotazioni organiche, con la possibilità riservata al direttore generale dell'Agenzia (nel frattempo commissario straordinario) Agostino Ragosa di assumere dirigenti, seppure a tempo determinato.
Rilievi sui quali si sono poi innestate le modifiche legislative intervenute strada facendo. A cominciare dal fatto che la dotazione organica è stata ridotta da 150 a 130 unità dal decreto del Fare dello scorso anno, che ha inoltre ricondotto l'Agenzia sotto il controllo della Presidenza del consiglio, mentre all'origine la vigilanza era affidata a un quadrumvirato di ministeri. Sempre a Palazzo Chigi è poi arrivato Francesco Caio, commissarioper l'attuazione dell'agenda digitale. Non è difficile pensare che l'attuazione dell'agenda digitale.
Non è difficile pensare che l'attuale statuto sia, dunque il frutto di un braccio di ferro consumatosi nelle stanze della Presidenza del consiglio, alla ricerca di una difficile quadratura per ritagliare un ruolo all'Agenzia dopo dopo gli ultimi cambiamenti.
Solo co sì si può comprendere il lungo tempo trascorso e che fino a oggi ha reso di fatto inesistente l'Agenzia, perché dopo la nomina del direttore generale avvenuta a ottobre 2012 ancora manca non solo lo statuto ma anche il decreto sulla dotazione del personale.
Provvedimenti che sarebbero entrambitrambi dovuti arrivare entro metà dicembre 2012. Tutto questo mentre sia il precedente Governo sia l'attuale hanno puntato molto sull'attuazione dell'agenda digitale.L'impasse sta per finire ora che lo statuto è ritornato alla Corte dei conti? Il Governo giura di sì e scommette su un via libera entro la fine del mese. Sta di fatto che nel provvedimento sottoposto ai giudici contabili sono rimaste alcune disposizioni che potrebbero rappresentare un ostacolo al "visto si stampi" della Corte. A cominciare proprio dalla norma sulle assunzioni di dirigenti: è stato, infatti, confermato il potere del direttore generale di conferire, per massimo 24 mesi, «incarichi dirigenziali a tempo determinato non rinnovabili fino a un mas simo di cinque unità, a persone dotate di esperienzae qualificazione professionale.. Dotazione organica che, come detto, avrebbe dovuto vedere la luce da tempo e che invece ancora non c'è.
Non basta. La norma che ha imposto la scadenza (ormai abbondantemente sorpassata) per l'assetto del personale dell'Agenzia – l'articolo 22, comma 6 del decreto legge 83/2012 – ha anche precisatoche il tutto deve avvenire « in un ottica di ottimizzazione delle risorse e di riduzione delle spese per il funzionamento e per le collaborazioni esterne»
Co me si giustificano con questi vincoli i cinque nuovi dirigenti?
Ma non è il solo punto in cui il nuovo statuto va oltre. A proposito dell'incarico del direttore generale, la legge sempre il Dl 83, che è poi quello che ha istituito l'Agenzia prevede che abbia una durata di tre anni. Lo statuto fa un passo in più e aggiunge che il direttore è rinnovabile. Pur ammesso, per quanto non specificato, che ciò non presupponga alcun automatismo e il rinnovo sia sottoposto alla selezione pubblica, qualche dubbio resta.

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