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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2014 alle ore 12:13.

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Allarme disoccupazione? A ognuno il suo. L'Europa reagisce alla crisi finanziando la ricerca del lavoro. L'Italia, il contrario. Secondo ricerche Isfol, il nostro paese è "maglia nera" su scala Ue per investimenti nei servizi pubblici per l'impiego: appena lo 0,03% del Pil nel 2011, giù di 200 milioni rispetto al 2008. Meno di un decimo della spesa di Germania e Regno Unito (0,34%), quasi un ventesimo rispetto a quella della Danimarca (0,54%). Con il risultato che per i nostri "Spi" (servizi pubblici per l'impiego) passa appena il 3,1% delle assunzioni intermediate all'anno, contro il 10,5% della stessa Germania o addirittura il 13,2% e il 15,4% di casi scuola come Svezia e Finlandia.

L'indagine, («Lo Stato dei Servizi pubblici per l'impiego in Europa: tendenze, conferme, sorprese») analizza efficienza, condizioni e investimenti delle agenzie di collocamento statali nell'area Ue. Il paragone con il resto dell'area Ue è impietoso. Se nel vivo della crisi il grosso dei paesi è intervenuto o sulla spesa o sullo staff al servizio della popolazione inattiva, l'Italia ha preferito tagliare l'una e l'altro: investimenti giù di 200 milioni di euro, con un rapporto tra spesa e Pil calato dallo 0,04% del 2008 allo 0,03% del 2011, operatori "sforbiciati" di più di 1.500 unità nel giro di apppena tre anni. Questioni di austerity? Sì, se non fosse che nello stesso periodo la Danimarca ha raddoppiato il finanziamento (dallo 0,23% allo 0,54% del Pil) e Regno Unito, Germania e Francia hanno aumentato gli operatori in servizio di circa 11mila, 18mila e 22mila unità. Lo "sforzo finanziario" contro la disoccupazione si rispecchia nel numero di lavoratori effettivamente inseriti dal canale pubblico. Su una media Ue15 del 9,4%, in Italia non si va oltre il 3,1%: meno della metà di Francia e Gran Bretagna (6,7% e 7,8%), meno di un terzo della Germania (10,5%), un quarto e un quinto dei primatisti Svezia e Finlandia (13,2% e 15,4%). E le agenzie private? La vecchia ancora dei servizi non statali ha attecchito poco: i dipendenti intermediati dalle Apl (agenzie private per il lavoro) sono appena lo 0,6%, un terzo di una media Ue comunque fermo all'1,8%.

Fin qui l'equazione è ovvia: pochi fondi, pochi servizi. Ma è vero che il collocamento dei disoccupati viaggia su cifre (e sprechi) incomparabili al resto d'Europa? L'Isfol dice l'opposto: il costo per ogni intermediato, secondo i dati del 2011, è di 8.673,7 euro. Circa 1000 euro in meno rispetto alla spesa effettuata del 2008. Certo, niente a che vedere con gli appena 3.552 euro impiegati dalla Finlandia per garantire il sistema più efficiente su scala continentale o il rapporto costo-efficienza della Svezia. Ma comunque meno di una media Ue superiore ai 10mila euro, degli oltre 21.500 euro "pro capite" versati per ogni intermediazione dal super apparato della burocrazia francese e i più di 17mila dell'Irlanda. Il fanalino di coda, in nostra compagnia, del ranking sui «canali formali» per l'inserimento nel lavoro.

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