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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2014 alle ore 18:21.
L'ultima modifica è del 30 marzo 2014 alle ore 20:22.

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Gerardo D'Ambrosio (Ansa)Gerardo D'Ambrosio (Ansa)

È morto nel pomeriggio in ospedale a Milano l'ex procuratore capo di Milano, Gerardo D'Ambrosio, protagonista della stagione di Mani pulite. D'Ambrosio aveva 83 anni. Era stato sottoposto all'inizio degli anni Novanta a un trapianto di cuore.

D'Ambrosio è stato una figura chiave della magistratura italiana, protagonista tra l'altro degli anni di Tangentopoli come vice di Francesco Saverio Borrelli, che all'epoca guidava il pool Mani pulite. Nato a Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta, nel 1930, era entrato in magistratura nel 1957. Tra gli inquirenti per la strage di Piazza Fontana, il 27 ottobre 1975 fu il giudice che pronunciò la controversa sentenza sulla morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, assolvendo il commissario Calabresi e gli altri uomini della questura milanese. Per spiegare la dinamica della morte di Pinelli, D'Ambrosio trovò la formula del «malore attivo».

Negli Anni Ottanta ha condotto le istruttorie sugli illeciti del Banco Ambrosiano, che vedeva tra gli altri imputati Roberto Calvi. Dal 1992 è tra i protagonisti (insieme a Francesco Saverio Borrelli, Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo) del pool che si occupa dell'inchiesta Mani pulite. Nel 1999 è succeduto a Borrelli alla guida della Procura di Milano. Nel 2002 è stato collocato a riposo per limiti di età.

Alle politiche del 2006, accetta la candidatura proposta dai Democratici di Sinistra, risultando eletto al Senato nella Regione Lombardia. È componente della II Commissione permanente ("Giustizia") del Senato. Alle elezioni del 2008 era stato confermato senatore del Partito democratico.

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