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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2014 alle ore 09:27.
L'ultima modifica è del 01 aprile 2014 alle ore 11:48.

Gas più caro per l'Ucraina, gas più sicuro per la Crimea. Nella ridefinizione degli scenari di Gazprom non c'è più motivo di offrire a Kiev lo sconto sul gas accordato in dicembre a Viktor Yanukovich, il presidente ora deposto che aveva accettato di rinunciare all'Accordo di associazione all'Unione Europea. La tariffa agevolata ha resistito un solo trimestre e oggi, in base a una clausola del contratto che prevedeva revisioni trimestrali delle condizioni offerte, come previsto il colosso russo del gas ha annunciato un aumento del 44%, portando il prezzo di mille metri cubi da 268,5 a 385,5 dollari. Alla disperata ricerca di aiuti internazionali che la allontanino dalla bancarotta, Kiev si ritrova così ad affrontare tariffe anche superiori alla media europea (prevista a 382 dollari quest'anno) nel momento in cui il nuovo governo - proprio per rispondere alle richieste dei futuri donatori - ha accettato di aumentare i prezzi interni sussidiati applicati alle famiglie, ormai insostenibili per i conti pubblici. Mentre la Crimea, ora al centro delle attenzioni di Mosca, potrebbe avere presto un gasdotto tutto per sé e tre centrali elettriche.
L'aumento dei prezzi del gas all'Ucraina, ha dichiarato Gazprom, è giustificato dai debiti accumulati da Naftogaz - la compagnia energetica nazionale - sulle forniture del 2013. «L'Ucraina - ha dichiarato l'amministratore delegato di Gazprom, Aleksej Miller - non ha mantenuto il proprio impegno di saldare il debito per il gas distribuito nel 2013. Inoltre non ha pagato l'intera somma degli approvvigionamenti correnti, che vanno così a ingrandire il debito. A oggi, il debito ammonta a 1,711 miliardi». Miller ha aggiunto che, nello stesso tempo, dal secondo trimestre aumenteranno del 10% le tariffe per il transito del gas russo attraverso l'Ucraina, come previsto dalla formula inclusa nel contratto di transito del 2009. «Gazprom si impegna a pagare la tariffa di transito aumentata e a rispettare pienamente gli obblighi contrattuali», ha dichiarato Miller.
Anticipando difficoltà nelle forniture dalla Russia (da cui l'Ucraina dipende per più della metà del fabbisogno di energia), il nuovo premier Arseniy Yatsenyuk si è rivolto alla Ue per trovare fonti alternative. E lo stesso, dopo lo strappo con Kiev, dovrà fare la Crimea, che dipendeva dall'Ucraina per l'85% dell'elettricità, oltre che per il 90% dell'acqua potabile. Per garantirle energia, ha confermato il ministro Aleksandr Novak in un'intervista a Kommersant, Mosca sta pensando di costruire un gasdotto sottomarino da Anapa, sulla costa russa del Mar Nero. Il costo, ha detto Novak, verrebbe coperto da Gazprom, che parteciperà anche all'asta per la privatizzazione della compagnia energetica di Crimea, Chernomorneftegaz. Il gasdotto sarebbe un nuovo ramo di South Stream, il progetto rivolto verso l'Europa. Novak ha anche citato la costruzione di tre centrali elettriche in Crimea, per una capacità totale di 1.320 megawatt e un costo di 100 miliardi di rubli (2 miliardi di euro).
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