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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 12:53.
L'ultima modifica è del 02 aprile 2014 alle ore 17:22.

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Cosa hanno in comune Luigi De Magistris, Rosario Crocetta e Debora Serracchiani? Sono tutti amministratori locali di centrosinistra, certo. Ma il sindaco di Napoli, il governatore della Sicilia e quella del Friuli Venezia Giulia condividono qualcos'altro: prima di assumere il loro incarico erano parlamentari europei e hanno lasciato in anticipo il seggio che avevano conquistato nel 2009 con il pieno di consensi (De Magistris fu il secondo più votato dopo con Berlusconi con 415.646 preferenze).

Le staffette
Stessa storia per Mario Mauro (158.245 preferenze) e Gabriele Albertini (un po' staccato a quota 67mila). Il senatore dei Popolari per l'Italia (già Scelta civica ed ex Pdl) e l'ex sindaco di Milano non hanno aspettato la fine della legislatura europea ammaliata dal richiamo di casa: entrambi si sono candidati al Parlamento italiano alle elezioni anticipate del febbraio 2013. A Mauro - che a Strasburgo era vicepresidente dell'Assemblea - il passaggio ha fruttato anche un posto da ministro: è stato titolare della Difesa nel governo di Enrico Letta. Albertini, invece, era talmente smanioso di rientrare in patria che si era candidato anche come governatore della Regione Lombardia (ma la competizione come è noto è stata vinta da Roberto Maroni). In questa legislatura si è vista addirittura una doppia staffetta: quando Crocetta ha lasciato dopo essere stato eletto governatore, a subentrargli è stata un'altra "isolana", la sarda Francesca Barracciu. I politici sardi si lamentatano da anni perché con la suddivisione delle circoscrizioni non riescono a mandare propri rappresentanti a Strasburgo. Tuttavia la Barracciu quel seggio non se lo è tenuto stretto: si è dimessa per entrare nel governo Renzi come sottosegretario ai Beni culturali. Al suo posto Giovanni Barbagallo che resterà deputato europeo per 75 giorni.

Sindrome Malfatti
Tra i politici italiani il fenomeno della "fuga da Strasburgo" per accaparrarsi una poltrona in casa è diventato negli anni un classico, tanto da meritarsi un nome: "sindrome Malfatti". Franco Maria Malfatti è il politico democristiano che nel 1970 fu chiamato a Bruxelles a presiedere la Commissione che al tempo si chiamava delle Comunità economiche europee. Lasciò l'incarico dopo solo due anni, suscitando un certo scalpore negli ambienti europei: si candidò alle elezioni politiche italiane. Per riavere quella carica l'Italia avrebbe dovuto aspettare 27 anni, quando a guidare l'"Esecutivo europeo" toccò a Romano Prodi. Con il crescente peso dell'Europa nelle scelte di politica nazionale si pensava che questa "malattia" si fosse estinta. Niente affatto. Basti ricordare la scelta di Franco Frattini che nel 2008 si dimise con un anno di anticipo da commissario Ue per la Giustizia, la libertà e la sicurezza: si era "liberato" il posto di ministro degli Esteri del terzo governo Berlusconi.

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