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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 12:53.
L'ultima modifica è del 02 aprile 2014 alle ore 17:22.

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Specchietto per le allodole
Tra i 72 eurodeputati tricolore in sette hanno dato dimissioni anticipate. Ma alla fretta di andarsene si accompagna anche un altro costume: candidarsi alle elezioni europee senza avere la minima intenzione di occupare il seggio in caso di vittoria. Il campione di questa sport è stato Silvio Berlusconi: in campo per trainare il suo partito, presente in ciascuna delle cinque circoscrizioni e capace di sfiorare il tetto di tre milioni di preferenze nel 2009 (ma lo stesso fece nel '94, nel '99 e nel 2004). Una specialità che attraversa gli schieramenti: per accumulare preferenze cinque anni fa scesero in campo, oltre all'allora premier, il leader dell'Idv Antonio Di Pietro e quello della Lega Umberto Bossi. Ma anche Ignazio La Russa, al tempo ministro della Difesa. Perché? A differenza del sistema elettorale con cui si vota in Italia, quello europeo prevede le preferenze: quale migliore occasione per misurare e il proprio peso elettorale (e magari metterlo sul tavolo nelle trattative interno al proprio partito) o per verificare il consenso nel proprio territorio elettorale?

"I magnifici dieci": tre superstiti
Se si tiene conto di tutti questi atteggiamenti non dovrebbe sorprendere più di tanto la rilettura a posteriori della "top ten" dei più votati alle elezioni europee del 2009. Si scopre infatti che appena tre dei "superpreferiti" degli elettori sono ancora in carica: David Sassoli, Rita Borsellino e Sergio Cofferati. Anche qui però vanno ricordati alcuni dettagli. Perché al gruppetto dei "fuggitivi" hanno provato a unirsi anche i primi due. Il giornalista Rai, ex conduttore del Tg1, si era candidato alle primarie del centrosinistra per la carica di sindaco a Roma (città nella quale, dopo Berlusconi, risultava il più votato). Si sa come è andata a finire: per la corsa al Campidoglio ha prevalso il chirurgo Ignazio Marino che ha è salito al Campidoglio battendo il sindaco uscente Gianni Alemanno. Se Sassoli avesse ottenuto quella poltrona avrebbe dovuto lasciare Strasburgo. Proprio come Rita Borsellino. La sorella del giudice assassinato dalla mafia già nell'ottobre del 2011 aveva accettato la candidatura alle primarie del centrosinistra per conquistare la poltrona di sindaco di Palermo. Fu sconfitta da un ex dell'Idv, Fabrizio Ferrandelli. A Palazzo delle Aquile arrivò però il candidato dell'Idv Leoluca Orlando. Che, per inciso, si era presentato alle europee del 2009 rinunciando poi al suo seggio. Come del resto il leader dell'Mpa e governatore in carica Raffaele Lombardo e come, sempre in Sicilia, l'allora esponente dell'Udc Saverio Romano.

La banda degli esodati
Se per molti politici nostrani il Parlamento europeo è una "prigione" da cui evadere non appena si presenti l'occasione o, alla meglio, una tappa intermedia in attesa di più allettanti incarichi su territorio nazionale, altri la considerano la propria Florida: un piacevole posto dove svernare. Nella classifica dei dieci più votati nel 2009 l'unico a non dare segni di insofferenza per il seggio conquistato ormai cinque anni fa è Sergio Cofferati: un ex sindacalista e politico arrivato a Strasburgo dopo essere stato segretario generale della Cgil negli anni ruggenti della lotta in difesa dell'articolo 18 e aver guidato a sindaco la "rossa" Bologna. Gli hanno fatto compagnia altri ex primi cittadini: il già citato Albertini e Leonardo Domenici (sindaco di Firenze prima del ciclone Renzi). Ma "ex" va messo davanti ad altri europarlamentrari italiani, come Clemente Mastella e Paolo De Castro (ministri nel secondo Governo Prodi) e, soprattutto, Ciriaco De Mita (premier, ministro, segretario Dc). Che aspira a prolungare la sua cinquantennale carriera politica (entro alla Camera nel 1963) per un'altra legislatura.

Le candidature per il 25 maggio: la carica degli ex
Le tendenze della stagione 2009-2014 rischiano di andare di moda anche per questa primavera. Berlusconi non potrà candidarsi alle elezioni del 25 maggio a causa della condanna definitiva per frode fiscale ma qualcuno che porta il suo stesso cognome potrebbe sostituirlo (si fa di nuovo il nome di Barbara e intanto il logo di Forza Italia mantiene la scritta "Berlusconi"); in campo potrebbe scendere un "big" di Forza Italia come Raffaele Fitto che, se eletto (come è probabile visto il peso nella sua Puglia) difficilmente farà le valige per Strasburgo: l'ex governatore vuole ristabilire i rapporti di forza dentro il partito dopo l'ascesa a lui poco gradita del "delfino" berlusconiano Giovanni Toti. Tentazione europea anche per Giuseppe Scopelliti (Ncd), il governatore della Calabria che ha annunciato le proprie dimissioni dopo la pesante condanna per fatti risalenti a quando era sindaco di Reggio Calabria e che vuole scoprire se la sua "gente" gli è rimasta fedele. Dal centrosinistra avanza intanto una nutrita squadra di esodati: tra gli altri si sono fatti i nomi di ex ministri del Governo Letta (Cécile Kyenge, Flavio Zanonato), ex governatori (Mercedes Bresso, Renato Soru) e degli immancabili ex sindaci (Michele Emiliano). Tutti smaniosi di trasferirsi a Strasburgo. In attesa di meglio.

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