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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2014 alle ore 14:20.

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Il lago Chad, posto nel cuore del Sahel, ai bordi del Sahara, era una delle maggiori riserve di acqua dolce dell'Africa. Oggi è un lago che sta morendo lasciando spazio al deserto. Le fotografie aeree che mostrano la riduzione del bacino nel tempo sono impressionanti: negli ultimi 50 anni la superficie del lago si è ridotta del 90%, passando dagli oltre 25mila km quadrati a meno di 2500 km quadrati attuali.

Questo a causa dell'innalzamento delle temperature per i cambiamenti climatici generati dall'effetto serra, dalla riduzione delle piogge e dal prelievo incontrollato delle acque. L'avanzamento del deserto costituisce una grande minaccia per la sopravvivenza di oltre 45 milioni di persone che vivono nell'area per le attivita agricole, la pesca e l'allevamento. Nei prossimi 20 anni, senza interventi, il Lago Chad rischia di scomparire. Simbolo degli effetti del cambiamento climatico in Africa.

Per cercare di invertire la tendenza i paesi africani, assieme a scienziati e università, hanno redatto un piano quinquennale. Il Piano prevede azioni e finanziamenti per 925 milioni di euro. I paesi confinanti, Niger, Chad, Repubblica centrafricana, Camerun e Nigeria, alcuni di questi sono tra i più poveri al mondo o devastati dalla guerra, si sono già impegnati per coprire il 10% di questa spesa. La Banca africana dello sviluppo (Bad) ha stanziato 80,2 milioni di euro. Il resto va trovato. Un appello alla comunità internazionale è stato lanciato oggi a Rimini, alla Conferenza internazionale dei donatori per la rivitalizzazione del Lago Chad organizzata da Romano Prodi e dalla sua Fondazione per la collaborazione tra i popoli assieme alla Commissione del bacino del lago Chad, alla presenza di 60 delegazioni.

«Bisogna agire, ma agire subito per evitare una catastrofe umanitaria e ambientale» – dice Prodi, che ha concluso il 31 gennaio il suo incarico di inviato speciale Onu per il Sahel, ed è stato nominatoproprio oggi supervisore del progetto dalla Commissione del bacino del lago, assieme all'ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo . «Gli Stati della regione – spiega il professore - sono caratterizzati da un fragile equilibrio che può essere spezzato dalle devastanti azioni del terrorismo internazionale e degli estremismi religiosi. La pace può essere promossa nella regione solo attraverso uno sviluppo economico più equilibrato e sostenibile che attenui le condizioni di povertà e offra alle popolazioni prospettive per il futuro».

Sul Sole 24 Ore in edicola domani 6 aprile approfondimento sulle conclusioni della Conferenza internazionale.

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