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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2014 alle ore 17:34.
L'ultima modifica è del 08 aprile 2014 alle ore 20:42.

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«Si terrà domani in Ruanda la commemorazione del XX anniversario dell'inizio del genocidio perpetrato contro i Tutsi nel 1994». Lo ha ricordato Papa Francesco dopo la preghiera dell'Angelus. Nell'occasione ha ribadito «una paterna vicinanza al popolo ruandese, incoraggiandolo a continuare, con determinazione e speranza, il processo di riconciliazione che ha già manifestato i suoi frutti, e l'impegno di ricostruzione umana e spirituale del Paese». «A tutti - ha scandito Francesco - dico: Non abbiate paura! Sulla roccia del Vangelo costruite la vostra società, nell'amore e nella concordia, perché solo così si genera una pace duratura!». «Invoco su tutta la cara Nazione ruandese - ha quindi continuato il Papa - la materna protezione del Nostra Signora di Kibeho e ricordo con affetto i vescovi ruandesi che sono stati in Vaticano la settimana scorsa». Per il Ruanda, Francesco ha voluto poi che i 100mila fedeli di piazza San Pietro recitassero con lui un'«Ave Maria».

Il Belgio ha confermato che partecipera' domani alla commemorazione per il 20esimo anniversario del genocidio in Ruanda, nonostante l'attacco arrivato dal presidente Paul Kagame. In un'intervista Kagame ha denunciato quello che lui ha definito "un ruolo diretto di Belgio e Francia nella preparazione del genocidio". Parole che ieri invece avevano spinto il governo francese ad annullare la partecipazione alle cerimonie.

Secondo quanto reso noto dal ministero degli Esteri francese, il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, domani non sara' a Kigali dove, alla presenza di leader internazionali, tra i quali il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon, si ricorderanno gli eventi che portarono all'uccisione di 800mila ruandesi in una campagna di tre mesi condotta dal governo guidato dagli huti contro la popolazione tutsi. La violenza fu innescata dall'incidente aereo, avvenuto il 6 aprile del 1994, in cui rimase ucciso il presidente Juvenal Habyarimana, di etnia hutu.

Il portavoce del ministero degli Esteri francese ha detto che le parole di Kagame sono "in contraddizione con il processo di dialogo e riconciliazione avviato da diversi anni". Il ministro degli Esteri belga, Didier Reynders, ha detto di comprendere le reazioni della Francia, ma ha sottolineato che per il Belgio, di cui il Ruanda e' stato una colonia fino al 1962, la situazione e' differente

Governo Rwanda: Francia faccia autocritica
La Francia deve "guardare in faccia la verità", ha detto oggi la titolare del ministero degli Esteri ruandese, Louise Mushikiwabo, bollando come "ingiustificata" la decisione francese di annullare la propria presenza alle commemorazioni di domani a Kigali dopo che il presidente del Paese africano, Paul Kagame, aveva accusato Parigi di avere avuto "un ruolo diretto" nella preparazione del genocidio del 1994 e nella sua "stessa esecuzione".
Contro le parole di Kagame, contestate subito dal Quai d'Orsay, è insorto ieri anche Juppè, che dal suo blog le ha denunciate in quei termini come una falsificazione della storia e ha chiesto al presidente Francois Hollande d'intervenire in prima persona per difendere l'onore della Francia, dei suoi militari e diplomatici. In un'intervista concessa oggi, intanto, un altro ex ministro francese, Bernard Kouchner, cofondatore di 'Medici senza frontierè, ha contestato a sua volta le accuse ruandesi, ma con toni più sfumati. Kouchner, presente alle commemorazioni di Kigali del ventesimo anniversario a titolo non ufficiale, ha sottolineato di reputare "non vera" l'espressione "responsabilità diretta", se riferita alla Francia.
Il genocidio in Ruanda costò la vita a circa 800.000 persone, in maggioranza appartenenti alla minoranza tutsi, vittime in quel frangente della maggioranza hutu.

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