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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2014 alle ore 13:40.

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Dal dettagliato comunicato della Santa Sede diramato ad un orario già di per sé abbastanza insolito, emerge un fatto abbastanza chiaro: lo Ior continuerà ad esistere, e per adesso a quanto pare nell'attuale forma. Infatti si parla di «una proposta sul futuro» della banca pontificia, e di un «piano» che sarà presentato al C-8 cardinalizio (che si riunirà entro due settimane) e al Consiglio dell'Economia, l'organismo di 15 membri che sovrintende alle linee guida dei temi economici e finanziaria della Santa Sede, di recente costituzione.

Anche se questa proposta (o piano) ancora non è nota, a quanto emerge non si tratta certo di una riforma radicale del Torrione Niccolò V, ma più probabilmente di una approvazione dall'alto del lavoro svolto dal management dello Ior, e in particolare dal presidente Ernst von Freyberg, citato dal comunicato e al quale il cardinale George Pell, nuovo "super-ministro" delle Finanze, ha confermato la sua piena fiducia.

E infatti dallo Ior è stato diramato un comunicato ufficiale in cui si parla di «un forte accreditamento, un gran riconoscimento della rilevanza della nostra missione di servizio e del lavoro svolto negli ultimi 12 mesi». Un lavoro che prevede il completamento dell'analisi della clientela e degli dati anagrafici entro l'inizio estate, migliorare l'integrazione dell'istituto con i vari enti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, e di introdurre una serie di miglioramento operativi. «Porteremo a termine il nostro piano – aggiunge la nota della banca vaticana - al fine di assicurare che lo IOR possa compiere la sua missione come parte delle nuove strutture finanziarie della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano».

Tra le righe quindi traspare una novità: lo Ior, fino ad oggi formalmente autonomo da tutte le altre strutture e dipendente solo dal consiglio dei cardinali – presieduto dal cardinale Santos Abril y Castello e di cui fa parte il Segretario di Stato, Pietro Parolin – viene incardinato dentro le strutture economiche e quindi sotto l'influenza del cardinale Pell e il suo Segretariato per l'Economia, che vede rafforzata giorno dopo giorno la sua posizione, anche in virtù del fatto che è membro del C-8.

Intanto le commissioni referenti insediate dal Papa per far luce sulle strutture economiche e amministrative (Cosea, presieduto dal professore maltese Zahara) e sullo Ior specificamente (Crior, presieduto dal cardinale Farina, di cui fanno parte i prelati Arrieta e Wells), per ora restano in vita, anche se la prima di fatto è stata assorbita dal Consiglio per l'economia, presieduto dal cardinale tedesco Marx. Ma altri punti per ora restano sospesi: il Papa aveva sollecitato una semplificazione degli organismi, che per ora invece di ridursi si stanno moltiplicando a vista d'occhio – generando un eccesso di governance - e non caso lo stesso comunicato fa fatica ad elencare tutti i comitati e consigli coinvolti (almeno sulla carta) in questo processo, livelli che in qualche modo riflettono anche le varie sensibilità in tema di finanze vaticane, che non mancano anche di confrontarsi duramente.

Infine una domanda, che si stanno facendo in molti fuori dalle mura leonine: perché il Papa ha salvato lo Ior, che è stato fonte infinita di imbarazzi e molto spesso anche di scandali, anche in modo indiretto come accaduto un anno fa con il caso di mons. Scarano? Bergoglio conosce – anche per esperienza diretta, ai temi del crack dell'Argentina – l'importanza di un "hub" finanziario attraverso cui la Santa Sede può intervenire nei punti del mondo dove c'è bisogno, a partire dalle missioni, fino alle diocesi in difficoltà per i più vari motivi. Quindi ritiene un errore privarsi di una strumento che se usato bene può essere prezioso. Probabilmente si arriverà ad uno scorporo delle funzioni "fiduciarie" – quindi di amministrazione prudente dei depositi da quelle più finanziarie, che a lungo hanno prevalso.

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