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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2014 alle ore 14:43.
L'ultima modifica è del 07 aprile 2014 alle ore 15:20.

«Se Forza Italia dovesse sfilarsi» dal patto del Nazareno «la maggioranza ha comunque i numeri per approvare la riforma». Il ministro Maria Elena Boschi ostenta tranquillità. E non sembra intimorito dalla prospettiva di un'approvazione della riforma del Senato e del Titolo V con la maggioranza assoluta, senza i due terzi necessari per evitare il referendum confermativo. Sarà. Resta il fatto che i numeri in Senato sono risicati. E che, senza il sostegno di Fi, la maggioranza rischia di approvare le riforme davvero sul filo di lana.
I numeri al Senato
I numeri. Sulla carta il governo Renzi ha a disposizione a palazzo Madama 169 voti a favore (Pd, Ncd, Autonomie, Scelta civica, Pi). Sono quelli incassati il giorno dell'insedimento lo scorso 25 febbraio. Meno di quelli ottenuti da Enrico Letta, che lo scorso 11 dicembre, dopo l'uscita di Forza Italia dalla maggioranza, ricevette 173 sì al Senato. Numeri tanto più risicati se si considera che la maggioranza assoluta, a palazzo Madama (tenuto conto anche dei 5 senatori a vita) è a quota 161. E che non va sottovalutato il campanello d'allarme suonato lo scorso 26 marzo quando il governo ha ottenuto solo 160 voti di fiducia sul Ddl Delrio (a fronte di 133 no) sul riordino delle Province.
Le incognite per Renzi
Sulla carta, sommando ai 169 voti potenziali della maggioranza quelli di Forza Italia (60) si arriva a 229. Ossia sopra l'asticella dei due terzi (a quota 214) dei voti necessari per approvare le riforme costituzionali dell'abolizione del Senato elettivo e della revisione del Titolo V della Costituzione senza necessità di referendum confermativo. Se si perdono per strada i voti di Forza Italia, però, si dovrebbe procedere a maggioranza assoluta (161 voti). E si andrebbe sul filo di lana. Perché sullo sfondo restano i mal di pancia nel Pd. Con i 22 senatori firmatari del ddl alternativo sulle riforme (fumo negli occhi per Renzi) che non mollano la presa . E tessono contatti, puntando ad allargare l'area del consenso sul loro testo anche a Sel e alla decina di fuoriusciti del M5s. Se non si arriverà a un accordo con Renzi è difficile immaginare che la fronda dei 22 senatori Dem possa arrivare a votare contro il premier-segretario. Però i numeri dicono che senza Forza Italia e senza quei 22 voti, la riforma del Senato non potrebbe essere approvata nemmeno a maggioranza assoluta.
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