Le elezioni in India

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Tutti i numeri delle elezioni indiane

Il Paese con la Costituzione più lunga del mondo ha anche il processo elettorale più complesso. Una maratona in nove tappe, attraverso 35 tra Stati ed enti territoriali, che si svolge tra il 7 aprile e il 12 maggio. Poi quattro giorni di pausa e il finalmente il 16 lo scrutinio che dovrebbe durare 24 ore. Alla fine si conoscerà la composizione della sedicesima Lok Sabha della storia indiana, la Camera bassa del Parlamento, quella decisiva, composta da 543 seggi elettivi e due di diritto. La maggioranza richiesta scatta a quota 272. Il calendario delle elezioni tiene conto delle condizioni meteorologiche (monsoni e picchi di caldo), delle stagioni dei raccolti, delle festività religiose e degli esami scolastici.

814,5 milioni di elettori
Sono gli indiani che hanno diritto al voto su 1,2 miliardi di abitanti. Come dire la popolazione dell'Unione europea e degli Stati Uniti messi insieme. Di questi, 426.600 sono uomini e 387.900 sono donne. Ci sono poi 28.314 transessuali: in India possono indicare il proprio sesso come "altro" rispetto a "maschio" e "femmina". Infine ci sono 11.844 indiani non residenti registrati negli elenchi elettorali. New Delhi non offre la possibilità di votare all'estero, quindi dovrebbero tornare in India. In genere l'affluenza si attesta al 60%. Le circoscrizioni sono 543, più o meno tutte di 1,5 milioni di elettori, ciascuna elegge un deputato.

100 milioni di elettori alla prima chiamata
Negli elenchi elettorali quest'anno sono registrati cento milioni di persone in più rispetto al 2009, la popolazione di Italia e Spagna. Di questi, 23 milioni hanno tra i 18 e i 19 anni.

11 milioni di funzionari
Per portare a termine il complesso procedimento elettorale, che si svolge in 9 tappe tra il 7 aprile e il 12 maggio, sarà schierato un esercito di 11 milioini di persone (la popolazione del Portogallo), compresi militari e polizia. Tutto sotto la supervisione della Commissione elettorale. Tra i loro compiti, ci sarà quello di fare indagini porta a porta e registrare i votanti assenti, per evitare che qualcun altro si presenti alle urne al loro posto.

1.000 partiti
Sono circa mille i partiti che si presentano alle elezioni, oggi in Parlamento ce ne sono 39. Per la prima volta, gli elettori che non vogliono dare il loro voto a nessuno dei partiti in lizza potranno barrare una apposita casella nella scheda. Una versione evoluta della "scheda bianca", che mette al sicuro da contraffazioni.

1,4 milioni di macchine per il voto elettronico
In 930mila seggi: per la terza volta dal 2004 si potrà votare in tutto il Paese con urne elettroniche.

5 miliardi di dollari di spese elettorali
Tra governo, partiti e candidati sono già stati spesi 5 miliardi di dollari in quelle che sono già le elezioni più costose della storia del Paese. I candidati possono spendere al massimo 116mila dollari in campagna elettorale, un tetto che non viene quasi mai rispettato. Diversi di loro, in passato, per sostenere i costi della campagna elettorale hanno contratto debiti che poi hanno saldato con le risorse raccolte attraverso la corruzione.

4 miliardi di dollari di tangenti
Nell'ultima legislatura, politici e funzionari avrebbero intascato tra i 4 e i 12 miliardi di dollari di mazzette, secondo quanto riportato dall'Economist. Per evitare la compravendita di voti, nei pressi dei seggi saranno dispiegate squadre speciali incaricate di impedire distribuzione di denaro ai votanti, ma anche di liquori e farmaci, altra consueta moneta di scambio elettorale. L'agenzia delle entrare terranno sotto controllo i movimenti in contanti: nelle precedenti elezioni, diversi politici sono stati colti con valigette piene di banconote nelle loro auto.

18% di musulmani
La minoranza religiosa più consistente dell'India: il 13% della popolazione, secondo l'ultimo censimento ufficiale che però risale al 2001. Il 18% secondo stime più recenti. Sono però il 30% dei votanti e teoricamente potrebbero essere decisivi in 110 circoscrizioni. Il loro voto è tuttavia molto frammentato. Le tensioni con gli indù non si sono mai sanate sin dalla partizione del Pakistan nel '47, con gravi esplosioni di violenza nel 1992 e nel 2001. L'imam della principale moschea del Paese ha invitato i fedeli a votare per il Partito del Congresso della dinastia Nehru-Gandhi, in contrapposizione al nazionalismo indù incarnato dal Bharatiya Janata Party di Narendra Modi, favorito nei sondaggi.

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