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Le agenzie di rating dettano l'agenda economica a New Delhi

(Reuters)(Reuters)

Controllo dei conti pubblici, taglio dei sussidi, impulso alla crescita economica, sblocco degli investimenti infrastrutturali e riforme. Ecco la lista dei desideri recapitata dalle agenzie di rating, e quindi dalla comunità internazionale degli affari, ai candidati che si stanno contendendo gli 814,5 milioni di elettori indiani chiamati alle urne in queste settimane.

Standard & Poor's e Fitch, in due recenti report, non fanno che mettere il dito sulle piaghe strutturali che l'India si trascina da decenni e che ne zavorrano la corsa. La crescita del Pil è passata dal 9% del 2010 a meno del 5%, la creazione di posti di lavoro rallenta, mentre l'inflazione resta altissima. Qualunque partito esca vincitore dalle urne il 16 maggio, dovrà fare i conti con questi problemi. Ma soprattutto, ecco la condizione principale posta (anche) dalle agenzie di rating, dovrà avere la forza per superare le resistenze interne che bloccano il cammino delle riforme.

Il partito nazionalista indù è sempre più lanciato nei sondaggi. Secondo la rilevazione effettuata da Hansa Research per l'emittente Ndtv il 14 aprile, il Bjp e i suoi alleati potrebbero conquistare 275 dei 543 seggi della Lok Sabha (la Camera bessa del Parlamento), tre più della maggioranza. La sfida per il partito di Narendra Modi è propria questa. Con la vittoria già in tasca, tutto dipenderà da quanto sarà ampia, perché allargare la coalizione a partner minori potrebbe pregiudicarne la capacità di innovare il Paese e metterlo nello stesso stallo in cui si è trovato il Congresso negli ultimi cinque anni. S&P's e Fitch avvisano che se la futura maggioranza non potrà o non vorrà fare le riforme necessarie, il debito dell'India non potrà che subire un nuovo declassamento, sprofondando nella categoria "spazzatura".

Il giudizio di Standard & Poor's oggi è BBB-, con outlook negativo, l'ultimo stadio dell'investment grade, sotto c'è la categoria junk. Stessa valutazione per Fitch, che però ha outlook stabile. Quest'ultima mette in guardia in particolare dall'inflazione, all'8,7% ad aprile. Per tenere a bada i prezzi, Fitch raccomanda «il ricorso a una struttura di politica monetaria chiara e trasparente». E qui in gioco entra piuttosto Raghuram Rajan, il governatore della Banca centrale, che è già riuscito a stabilizzare la rupia e a fermarne il crollo. Ma Fitch raccomanda anche di «affrontare gli impedimenti strutturali» che tengono alti i listini dei prodotti alimentari. E qui, invece, toccherà proprio al Governo affrontare le inefficienze del sistema di produzione e distribuzione delle merci e abbassare i costi di sistema a carico delle imprese e delle famiglie.
Per potenziare la sua rete di strade, porti, aeroporti, e centrali elettriche, sottolineano le agenzie di rating, l'India deve spingere sulla compartecipazione pubblico-privato. «Rivitalizzando la spesa in investimenti - scrive S&P's - il Governo può liberare i principali colli di bottiglia dell'economia».

Altro passo fondamentale, per creare un habitat più favorevole alle imprese, è la semplificazione del sistema fiscale, spesso tortuoso e parcellizzato sui vari livelli di responsabilità: una situazione che lascia spazi troppo ampi all'arbitrarietà della pubblica amministrazione.

Infine, c'è la delicata questione dei sussidi. Dall'1,2% del Pil nell'anno fiscale 2000, la somma stanziata è arrivata al 2,3% nel 2014, 19 miliardi di dollari. Il Partito del Congresso ne ha fatto il suo strumento politico, nell'intento dichiarato di sostenere gli oltre 410 milioni di poveri che vivono con meno di 1,2 dollari al giorno. Ma al tempo stesso uno strumento di clientela, dagli effetti controversi.

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