Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2014 alle ore 15:44.
L'ultima modifica è del 08 aprile 2014 alle ore 16:13.

My24

Giudizio positivo dei rappresentanti dei datori dei lavoro sulle misure di forte semplificazione su contratti a termine e apprendistato previste dal decreto Poletti. Le nuove norme portano l'acausalità dei contratti a termine dagli attuali 12 a 36 mesi, con la previsione di 8 proroghe (nell'arco dei tre anni). Sull'apprendistato si rende facoltativa la componente formativa e si eliminano le quote di stabilizzazione (50%, 30% fino al 2015) introdotte, con eccesso di zelo, dalla legge Fornero. Parlando in audizione dinnanzi alla commissione Lavoro della Camera, il dg di Confindustria, Marcella Panucci, evidenzia come dal decreto lavoro arriverà una «spinta decisiva al processo di creazione di occupazione». Le novità normative piacciono anche a Rete Imprese Italia, e in parte alla Cisl. Critiche arrivano invece dalla Cgil e la Uil.

Con la flessibilità in 10 anni oltre 3 milioni di nuovi posti
Il dg di Confindustria, Marcella Panucci, ha ricordato come nel decennio tra il 1998 e il 2007 le politiche che hanno reso flessibile il mercato del lavoro hanno consentito di creare oltre tre milioni di nuovi posti di lavoro, hanno dimezzato il tasso di disoccupazione e aumentato la componente femminile. Le innovazioni quindi contenute nel dl Poletti sono giudicate «molto positivamente». Ma sono necessari alcuni chiarimenti tecnici, «indispensabili per moltiplicarne l'efficacia». In particolare, secondo Panucci, occorre «consentire che ogni livello di contrattazione collettiva, non solo quella nazionale, sia abilitato ad aumentare il limite del 20% di contratti acausali». Va poi chiarito «che il limite del 20% si applica soltanto ai contratti a termine "acausali" stipulati a far data dall'entrata in vigore del Dl 34» e vanno fatte salve, in via transitoria e in assenza di diverse intese, «tutte le norme dettate dai contratti collettivi nazionali di lavoro che hanno individuato percentuali di utilizzo dei contratti a termine causali».

Rendere l'apprendistato più flessibile e meno oneroso
Sull'apprendistato, poi, secondo il dg di Confindustria, Panucci, «la qualifica professionale di destinazione non andrebbe prefissata all'inizio del contratto, se non a meri fini retributivi, bensì individuata nel corso del percorso formativo. Occorrerebbe, cioè, lasciare che l'impresa possa verificare le attitudini dell'apprendista in vista del raggiungimento di una sua più ampia qualificazione, che non sia costretta, almeno in una prima parte del percorso formativo, negli ambiti rigidamente confinati dell'art. 2103 del Codice Civile». Panucci ha osservato anche che «le modalità di attestazione di tale percorso dovrebbero essere lasciate alla contrattazione collettiva ovvero, alternativamente, ma sempre in via facoltativa, demandate a enti di certificazione indipendenti».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi