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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2014 alle ore 11:34.
L'ultima modifica è del 10 aprile 2014 alle ore 21:30.

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Con la pubblicazione del Documento di economia e finanza sul sito del ministero dell'Economia (anche se questa mattina il testo è scomparso per poi riapparire sul sito del Governo) è arrivata la conferma ufficiale. Il posticipo al 2016 del pareggio di bilancio strutturale fa scattare la procedura prevista dalla legge 243/2012 che dà attuazione all'articolo 81 "rafforzato" della Costituzione.

Il Governo dovrà fare una specifica richiesta di autorizzazione al Parlamento in cui si indica l'entità e la durata dello scostamento nonché il piano di rientro per convergere verso il cosiddetto "obiettivo di medio periodo".

Il Governo dovrà muoversi in tempi stretti e dopo aver sentito la Commissione europea (articolo 6 comma 3 della legge 243). Prima ancora di parlare di eventuale manovra correttiva, ipotesi che il premer ha nuovamente smentito ieri, è dunque sulla procedura parlamentare che si dovranno ora concentrare i tecnici. Senza posticipo del pareggio di bilancio sarebbe bastato il voto di una risoluzione a maggioranza semplice di Camera e Senato per l'invio del Def a Bruxelles. Invece con il posticipo servirà un voto a maggioranza assoluta.

Il calendario da definire
Nelle prossime ore si deciderà il calendario dei lavori. È presumibile che in Commissione Bilancio alla Camera, dove arriverà il Def, si decida di procedere alle audizioni in tempi serrati (Bankitalia, Istat, parti sociali) per poi procedere al passaggio in aula su un calendario concordato in parallelo con il Senato. In una nota diffusa ieri a confermare questo passaggio è stato il presidente della stessa Commissione Bilancio, Francesco Boccia: «Il posticipo al 2016 del conseguimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio, previsto in caso di eventi eccezionali, parallelamente al processo importante di riforma, determina una specifica richiesta ed una relazione al Parlamento».

Questo passaggio, inserito nel Def, conferma che la relazione, audite le parti sociali, i soggetti istituzionali e lo stesso governo, consentirà al Parlamento di esprimere una valutazione definitiva sullo stesso Def e sulla necessità o meno di un'eventuale manovra correttiva. La relazione e l'eventuale piano di rientro, che coincide con il profilo programmatico del Def, dovrebbe essere sottoposta a votazione delle Camere a maggioranza assoluta, così come previsto dalla legge. Manovra correttiva? Prematuro parlarne e comunque non sarebbe un dramma».

Il voto sull'Ufficio di bilancio
Intanto in giornata le due commissioni Bilancio saranno chiamate a votare la lista dei dieci nomi (sulle 66 candidature ammesse) per la selezione dei componenti dell'Ufficio parlamentare di bilancio. I presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso sceglieranno poi le tre persone che siederanno nell'Ufficio, uno dei quali con la carica di presidente. Una volta istituito l'Upb potrà accedere a tutte le banche dati pubbliche e dovrà svolgere «in piena indipendenza» analisi proprie sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo.

In caso di scostamento tra le sue stime e quelle di palazzo Chigi e del ministero dell'Economia, potrà illustrarne i motivi alle Camere. Dovrà poi effettuare verifiche sull'impatto dei principali provvedimenti legislativi, valutazioni sull'osservanza delle regole di bilancio, l'analisi sulla sostenibilità dei saldi nel medio-lungo termine e, se dovesse servire, vigilare sui meccanismi da attivare per autorizzare o correggere scostamenti dei saldi dagli obiettivi in caso di eventi eccezionali. Appunto: dire se serve o no una manovra. Ma dato il ritardo possiamo già immaginare che l'Upb non svolgerà (se non molto a posteriori) le sue analisi sul Def.

Da Bruxelles si segue questo iter (l'Upb avrebbe dovuto essere operativo a inizio anno) con crescente nervosismo. Interpellato nei giorni scorsi, Simon O'Connor, il portavoce del commissario agli affari monetari, è stato chiaro: «La nascita di consigli di bilancio indipendenti è un aspetto chiave del Patto di bilancio (…) Questi organismi dovrebbero ora essere operativi. È quindi cruciale che si completi il più velocemente possibile la loro creazione in modo che vengano garantite la loro efficacia e la loro credibilità».

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