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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2014 alle ore 10:28.
L'ultima modifica è del 15 aprile 2014 alle ore 12:53.

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La riduzione del 10% dell'Irap riguarderà circa 620 mila imprese e i beneficiari saranno soprattutto le imprese medio-grandi manifatturiere del nord. Sono le indicazioni fornite dal presidente dell'Istat, Antonio Golini, nel corso di un'audizione sul Def alla Camera.

I rappresentanti della Corte dei Conti, anch'essi intervenuti in audizione, hanno invece sottolineato che, nell'ambito della spending review, la revisione della spesa e il ridisegno delle strutture organizzative «non devono essere solo ispirati da esigenze di copertura finanziaria; essi devono basarsi su una chiara strategia di governo della spesa, in cui il ridisegno sia frutto di una nitida visione circa il profilo che si intende assegnare al sistema pubblico dei prossimi decenni». Dopo gli interventi di ieri dei sindacati, dell'Abi e di Confindustria, oggi è stata la volta del Cnel, dell'Istat, di Bankitalia e della Corte dei conti. Chiuderà in serata il ministro del Tesoro Padoan.

Istat: sconto Irpef di 714 euro a famiglie più povere
Golini ha anticipato che il preannunciato taglio della pressione Irpef sul lavoro dipendente - venerdì il decreto dovrebbe approdare in consiglio dei ministri - si tradurrà in un «guadagno medio annuo per beneficiario pari a 714 euro per le famiglie più povere». «Nel complesso - ha aggiunto - le nuove detrazioni Irpef fanno registrare una variazione contenuta nella diseguaglianza economica misurata dagli indici di concentrazione, progressività e redistribuzione del reddito».

Beneficio Irap a 620mila imprese, 2 su 3
Secondo l'Istat, «l'elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap restringe la platea degli interessati al provvedimento» cioè al taglio del 10% dell'Irap previsto dal governo. Golini ha spiegato che si tratta quindi di 620mila imprese vale a dire il 72,2% (circa due su tre) delle società considerate.

Dal 2008 un milione di occupati in meno
Golini ha parlato anche delle difficoltà del mercato del lavoro. Dal 2008 al 2013, ha detto, «complessivamente sono stati persi quasi un milione di occupati (-984mila, pari al 4,2%) e le differenze territoriali sul mercato del lavoro si sono ulteriormente accentuate. Rispetto al 2008 nel Mezzogiorno gli occupati calano del 9% contro il 2,4% del Nord».

Moderata ripresa nel 2014
Nel primo trimestre dell'anno, ha continuato Golini, il Pil è previsto in leggera accelerazione rispetto al quarto trimestre del 2013 (+0,2%). «La moderata ripresa dovrebbe continuare con ritmi pressoché analoghi nei restanti trimestri dell'anno in corso», ha aggiunto. Se queste previsioni fossero confermate, il Pil dell'anno potrebbe raggiungere il +0,8%, in linea con le ultime previsioni del governo. Secondo la Corte dei conti, iIl Paese ha all'orizzonte «una strada impervia e ancora lunga da percorrere». A cominciare dal contrasto alla disoccupazione «nel 2018 rispetto ad oggi potrà ridursi di 2,4 punti» nel confronto con i «valori pre-crisi rimarrebbe superiore di oltre 4 punti».

Marzano (Cnel) attacca Renzi: su di noi è poco informato
La tornata odierna delle audizioni è stata aperta da Antonio Marzano, presidente del Cnel, l'organo che l'esecutivo intende sopprimere. «È ingeneroso e da poco informati dire che non si lavora abbastanza», ha attaccato Marzano. «Dire che il Cnel non abbia lavorato» nel rispetto della sua funzione «è falso e inaccettabile non solo verso il presidente ma anche verso i suoi lavoratori». Il numero uno del comitato ha ricordato che l'istituto «nasce come organo di concertazione e se il presidente del consiglio ritiene che la concertazione sia alla fine allora è evidente che il Cnel non debba più svolgere questa funzione. Questa però è una scelta politica e io non entro nella scelta politica».

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