Da Pili a Scelli, i successori-desaparecidos del Cavaliere
In venti anni di politica Silvio Berlusconi non ha mai saputo trovare un successore. Eppure i potenziali "delfini" sono stati innumerevoli: chi ha avuto la pazienza di contarli, assicura che, con l'ultimo arrivato, Giovanni Toti, si raggiunge quota trenta. Astri nascenti "bruciati" dallo stesso detentore del trono. Ecco un catalogo (incompleto) dei successori mai arrivati alla corona
di Riccardo Ferrazza
1. I successori-desaparecidos del Cavaliere / Mauro Pili, il delfino che "scivolò" sul programma
Ex ragazzo prodigio della Sardegna, omologo isolano del pugliese Raffaele Fitto. Vinse le elezioni regionali del 1999 a soli 33 anni ma, per via di una legge elettorale controversa, riuscirà ad arrivare alla guida della Sardegna solo nel 2001. Per lui Berlusconi stravede tanto di minacciare di portarlo a Roma con sé «a fare il numero due di Forza Italia». Pili però diventa famoso soprattutto per una clamorosa svista: copiò il programma del collega lombardo Roberto Formigoni, con tanto di numero di province (11 anziché le quattro che contava allora la Sardegna). «Errori della dattilografa» provò a sdrammatizzare l'allora Cavaliere ma da allora non si parlò più di lui come possibile "delfino" berlusconiano. Il suo dominio sull'isola venne interrotto dal fondatore di Tiscali Renato Soru e il politico di Carbonia si trasferì nella capitale: eletto alla Camera per tre volte (2006, 2008 e 2013), lo scorso ottobre ha lasciato il gruppo del Pdl e si è iscritto al Misto. A gennaio si è presentato alle elezioni regionali sarde con la lista Unidos: ha raccolto il 5,7% dei voti, per lo più sottratti al candidato del centrodestra Ugo Cappellacci, sconfitto dall'economista Francesco Pigliaru per appena 2,8 punti.
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