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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2014 alle ore 06:37.

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MILANO
Con 485 sì, 130 no e 27 astenuti, alle 18.45 di ieri, l'assemblea plenaria di Strasburgo ha approvato, a larghissima maggioranza, il pacchetto legislativo Tajani-Borg per la tutela dei consumatori europei da prodotti falsi e nocivi. Soprattutto, ha dato il via libera all'articolo 7, quello che contiene il cosiddetto "Made in", ovvero la norma che impone l'etichettatura di origine sia ai prodotti realizzati in Europa sia a quelli extra Ue.
Il voto di ieri ha respinto il fuoco di fila degli emendamenti presentati dal blocco anglo-scandinavo che chiedevano di stralciare l'articolo 7, il quale prevede che «i fabbricanti e gli importatori appongano sui prodotti un'indicazione del Paese d'origine del prodotto o, se le dimensione e la natura del prodotto non lo consentano, sull'imballaggio o un documento di accompagnamento». Soddisfatta la relatrice, la socialdemocratica danese Christel Schaldemose, secondo cui «la misura garantisce la sicurezza dei consumatori ma anche un mercato equo per le imprese».
Il testo aveva già ricevuto il placet dello stesso Europarlamento in Commissione mercato interno, lo scorso ottobre, prima di arenarsi al Consiglio per il veto di una cordata di Paesi scandinavi, guidati da Germania e Gran Bretagna (Paesi importatori e, anche quando manifatturieri, per lo più assemblatori di componenti dall'estero) da sempre contrari a imporre per legge la tracciabilità delle merci in entrata. Per questo, a ottobre, si era deciso di rinviare il voto in assemblea per lasciare al Consiglio Ue più tempo per trovare una sintesi. Tutto invano. Così gli eurodeputati sono giunti all'approvazione in prima lettura proprio ieri, all'ultima sessione utile prima del voto europeo del 25 maggio.
Nella discussione di ieri mattina – a parte la granitica posizione favorevole dei socialisti (compresi i loro membri teutonici e scandinavi) – la linea di faglia è passata per le delegazioni nazionali, con le obiezioni di liberali e conservatori tedeschi, britannici e svedesi, secondo cui il "made in" sarebbe "colpevole" di bloccare al Consiglio il buon esito dell'intero pacchetto sui consumatori e aumenterebbe i costi delle Pmi.
Con il sì schiacciante di Strasburgo, il Consiglio Ue sarà ora costretto a trovare un accordo al proprio interno, attraverso il "trilogo" Commissione-Parlamento-Consiglio. Informalmente, da subito. Ufficialmente, in autunno. Tanto più che il 1° luglio la presidenza del semestre europeo spetterà all'Italia, la "congiunzione astrale" più favorevole per vincere le resistenze dei tedeschi.
«Un eccellente risultato – lo definisce il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani – per la competitività delle nostre imprese, la tutela dei consumatori e la lotta alla contraffazione, che ha caratterizzato anche il mio impegno da commissario. Un messaggio positivo che l'Europa manda a tutte le Pmi e agli artigiani».

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