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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:12.

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di Marco Mobili e Marco Rogari

Verso un intervento una tantum sia per aumentare gli sgravi Irpef sia per tagliare la spesa. E per rendere l'intervento strutturale si è lavorato fino a tarda sera a una nuova clausola di garanzia che dovrà impegnare il governo a confermare gli interventi con la legge di stabilità per il prossimo triennio. Interventi già previsti nei tendenziali del Def approvato ieri dal Parlamento. È dunque il giorno della verità per il governo.

Oggi il premier Matteo Renzi dovrà zittire i "gufi" e presentare ufficialmente i conti sul bonus fiscale da 80 euro per chi guadagna fino a 1.500 euro al mese. Ma soprattutto spiegare concretamente come questo bonus non scompaia a fine anno. Anche le ultime bozze circolate fino a ieri sera non avrebbero però soddisfatto a pieno il premier che nel pomeriggio di ieri ha incontrato a Palazzo Chigi, in una riunione fiume di oltre 4 ore, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Le misure sotto esame lasciano ancora chiaramente intendere che l'intervento dell'Esecutivo sui tagli di spesa e pressione fiscale è solo a tempo. L'aumento delle detrazioni Irpef per i lavoratori dipendenti fino a 28mila euro allo stato attuale vale solo fino al 31 dicembre prossimo. Dal 1° gennaio 2015, come recita l'ultima bozza in possesso del Sole 24 Ore, tornerebbe in vigore la curva degli sconti Irpef «nel testo vigente anteriormente alle modifiche» del nuovo decreto Renzi.

Lo stesso principio per un "taglio a tempo" sembrerebbe valere anche per la riduzione dei tagli agli stipendi dei manager pubblici e dei dirigenti (si veda il servizio a pagina 2). Non solo. Il carattere un tantum del decreto sembra emergere anche da alcune voci di copertura. Un esempio su tutti la stangata sulle banche che hanno quote nel capitale sociale della Banca d'Italia e da cui l'esecutivo conta di recuperare almeno un miliardo per garantire il bonus Irpef anche ai 4 milioni di contribuenti incapienti: l'aumento dell'imposta sostitutiva dal 12 al 20% per la rivalutazione delle quote Bankitalia e il relativo pagamento in unica soluzione in luogo delle 3 rate inizialmente previste dalla legge di stabilità 2014 da parte delle banche, produrrà effetti soltanto per l'anno in corso.

Misura one-off per definizione è poi il recupero di risorse (stimate in almeno 300 milioni) dalla lotta all'evasione. Per dare comunque forza alla misura e superare le obiezioni più volte sollevate dalla Corte dei conti e da Bruxelles sull'utilizzo di coperture derivanti dal contrasto al sommerso, il Governo prova ad accelerare sull'attuazione della delega fiscale e in particolare sul monitoraggio dell'evasione: nei 60 giorni successivi all'entrata in vigore del decreto Renzi l'Esecutivo presenterà alle Camere la relazione sull'attuazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale, sui risultati conseguiti nell'ultimo anno, nonché su quelli attesi sia in relazione all'azione di accertamento del Fisco sia quelli legati alla tax compliance dei contribuenti.

Inoltre, come chiesto ieri su queste stesse pagine, Renzi ha stoppato l'ipotesi di finanziare il taglio delle tasse anche con l'aumento della pressione fiscale sui redditi medio-alti attraverso il taglio degli oneri detraibili (mutui prima casa, istruzione, spese sanitarie o per la palestra dei figli ecc.) per chi guadagna più di 55mila euro l'anno. Un contributo alla copertura del bonus Renzi potrebbe, invece, arrivare dal taglio dei crediti d'imposta alle imprese e dall'agricoltura. Dalla revisione delle agevolazioni fiscali riconosciute all'intero settore agricolo il governo punta a recuperare almeno 400 milioni. Tra le sforbiciate in arrivo e di maggiore impatto per l'intero comparto spiccano la cancellazione dell'esonero Iva per i cosiddetti minimi (aziende agricole marginali con fatturato inferiore ai 7mila euro) e la determinazione forfettaria del reddito del 25% per l'attività di produzione di energia da fonti rinnovabili (biogas, fotovoltaico ecc.) attualmente considerato agrario (si veda anche il servizio a pagina 5).

Saranno attesi anche almeno 600 milioni di maggiore Iva dal pagamento dei debiti di parte corrente della Pa nei confronti delle imprese. Fino a ieri sera proseguiva il lavoro dei tecnici per inserire in extremis la norma nel decreto insieme al meccanismo per il pagamento automatico dei debiti per rispettare i tempi imposti dalla Ue ed evitare così che si formi in futuro l'accumulo di nuovi arretrati.

Sui tagli alla sanità, invece, prosegue il braccio di ferro tra il ministero della Salute e quello dell'Economia. La trattativa delle ultime ore si sarebbe concentrata su un tentativo di contenimento dell'intervento inizialmente ipotizzato e che dovrebbe comportare un ridimensionamento complessivo delle risorse destinate al Servizio sanitario nazionale per 868 milioni quest'anno e 1,5 miliardi dal 2015. Dalla Difesa l'asticella del taglio sembra orientarsi verso i 500 milioni e nel decreto, salvo ripensamenti notturni, sarà espressamente rivisto il "programma sugli F35".

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