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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2014 alle ore 13:25.
L'ultima modifica è del 22 aprile 2014 alle ore 13:47.

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I segnali, eloquenti e per noi assai preoccupanti, un paio di mesi fa. Ed ecco la conferma ufficiale. La Croazia, sicuramente meno dotata di noi ma evidentemente più decisa a cogliere le opportunità di nuovi scenari energetici, si candida a sostituire l'Italia nel ruolo del nuovo hub del gas per intero quadrante europeo. Gli ingredienti ci sono tutti: bando agli eccessi della burocrazia autorizzativa e un mix di nuove infrastrutture che è ben oltre i disegni programmatici.

Ci sono i piani, ad un passo dalla realizzazione, per le nuove connessioni del tubo. C'è il progetto esecutivo per un terminale di rigassificazione a pochi passi da casa nostra, nell'isola di Krk. E l'afflusso di risorse energetiche sarà corroborato, nelle intenzioni del governo di Zagabria, con il passaggio sul versante balcanico e non nello stivale italiano delle condotte del Tap, il nuovo metanodotto Trans Adriatic Pipeline destinato a portare in Europa il gas dei paesi orientali, tuttora impantanato nelle opposizioni delle comunità locali pugliesi che stanno bloccando il progetto di farlo approdare e poi passare nei loro territori.

Non basta: il governo croato non vuol limitarsi a veicolare e scambiare risorse energetiche altrui. Va avanti di buona lena il progetto parallelo di mettere la bandiera croata sui giacimenti di petrolio e gas in Adriatico che noi non possiamo o non vogliamo sfruttare: la gara internazionale per l'affidamento delle concessioni è appena partita con la partecipazione di ben 30 compagnie tra le quali le principali multinazionali.

Conferme ufficiali
Ad esplicitare il piano dell'hub croato, già anticipato dal Sole 24 Ore, e ora il ministro dell'economia di Zagabria, Ivan Vrdoljak, nel suo intervento al Brown Forum sull'energia nell'Europa sudorientale. In campo – fa sapere - ci sono investimenti per ben 9 miliardi di euro con una vasta partecipazione internazionale in 36 progetti. Che fanno perno proprio sull'intenzione di Zagabria di intercettare lo sbocco europeo del nuovo gasdotto Tap, da interconnettere ai sistemi europei con un'infrastruttura di collegamento sotto la regia e il controllo croato. Un'opera a sua volta gigantesca che prevede un sistema di tubi lungo 516 km per collegare il Tap alle reti dell'Europa sudorientale per poi biforcarsi anche verso l'Ungheria e l'Ucraina, mettendo in rete tutte le grandi infrastrutture metanifere vecchie nuove che insistono sul quadrante est dell'Europa.

Per l'Italia è l'ennesimo colpo forse mortale al sogno di trasformarci in un lucroso hub continentale del gas che tanto riempito i proclami e la propaganda degli ultimi governi. Anche perché l'annuncio croato arriva a pochi giorni dal clamoroso abbandono da parte dei nostri interlocutori europei del progetto, che sembrava davvero un punto, per il gasdotto Tgl Germania-Austria-Italia che avrebbe comunque aperto una nuova e provvidenziale via di scambio del metano tra il nostro paese è il resto dell'Europa.

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