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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2014 alle ore 17:39.

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Torna il problema curdo in evidenza in Turchia dopo la vittoria elettorale del premier Recep Taiyyp Erdogan alle amministrative di marzo e in vista delle importanti presidenziali di agosto. Un gruppo curdo armato ha rapito due soldati turchi nel Sud-est del paese, dove maggiore è la presenza della struttura militare del partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) che si oppone con la violenza al governo di Ankara (con una guerriglia che dal 1980 ha provocato 40mila morti). Lo riferisce l'agenzia di stampa statale Anatolia.

Il rapimento è avvenuto ieri sera, dopo che il leader del Pkk, Ocalan, incarcerato in un carcere di massima sicurezza turco, ha diramato una dichiarazione in merito ad un possibile ritorno alla violenza dopo una tregua unilaterale che però non ha portato a nessun accordo di pace.

Tuttavia non è chiaro se i rapitori siano direttamente legati al Pkk o a qualche organizzazione del variegato panorama di gruppuscoli antisistema, cresciuti esponenzialmente dopo l'eslosione della crisi siriana.

L'agenzia Anatolia ha detto che gli assalitori hanno sequestrato i soldati turchi dopo aver fermato un autobus su una strada vicino alla città di Lice nell'ambito di una manifestazione contro la costruzione di un avamposto militare, fortini che hanno lo scopo di contrastare le attività del Pkk che si rifugiano sui monti Qandil nel Kurdistan iracheno.

Secondo l'agenzia di stampa Firat, emanazione del Pkk, il gruppo ha detto che non intende rilasciare i soldati fino a quando le autorità non avranno reso ufficiale il blocco della costruzione dell'insediamento militare.

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