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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2014 alle ore 12:50.
L'ultima modifica è del 28 aprile 2014 alle ore 13:05.

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Il Tribunale del Riesame di Palermo ha respinto il ricorso contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dalla Corte d'Appello di Palermo lo scorso 8 aprile per pericolo di fuga nei confronti di Marcello Dell'Utri. La misura era stata impugnata dai legali dell'ex senatore, Giuseppe Di Peri e Nicoletta Piergentili Piromallo, secondo i quali Dell'Utri, attualmente in stato di fermo in un ospedale di Beirut, non aveva alcuna intenzione di fuggire.

Condanna in secondo grado a 7 anni per concorso in associazione mafiosa
Il Riesame, presieduto da Giacomo Montalbano che ha svolto anche le funzioni di relatore, ha confermato l'ordine di custodia cautelare emesso dalla Corte di appello di Palermo ed é motivato col pericolo di fuga di Dell'Utri in vista della pronuncia della Cassazione che potrebbe definitivamente confermare la condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa.

La tesi dei legali dell'ex senatore
Un pericolo che era insussistente, secondo i legali dell'ex senatore del Pdl, i quali avevano sostenuto che Dell'Utri, pur essendosi recato in Libano dove è stato arrestato, non aveva nessuna intenzione di fuggire e lo proverebbe il fatto nel Paese dei cedri ha usato le sue carte di credito e il suo telefono cellulare, senza quindi adottare nessuna "cautela" per rendersi irrintracciabile. Il Pg Luigi Patronaggio si era espresso per il rigetto del ricorso. L'udienza della Cassazione é fissata per il 9 maggio. Il 12 maggio invece scadranno i termini previsti dalla legge libanese nei casi di richiesta di estradizione.

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