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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:20.

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«Nel momento in cui sarà reale la necessità, perché bisognerà avviare i cantieri, allora la Francia impegnerà le risorse per la Torino-Lione. Così come è accaduto fino a oggi. Le soluzioni per dare copertura all'opera sono più di una e, fra queste, la più accreditata è l'eurovignette, il sistema di tassazione progressiva degli automezzi, caldeggiato anche da Bruxelles. In ogni caso, il governo francese si è assunto e ha ribadito di recente con la firma del trattato un impegno internazionale, che per ciò che ci riguarda vale come prioritario rispetto a qualsiasi altra urgenza di carattere nazionale».

Parola di Louis Besson, rappresentante dello Stato francese sulla Torino-Lione, un ruolo pari a quello ricoperto nel nostro Paese da Mario Virano. Il presidente della struttura di missione francese della Cig, la Conferenza intergovernativa, chiarisce la situazione dal suo punto di osservazione privilegiato. All'indomani delle preoccupazioni sul futuro del collegamento, sollevate attraverso un articolo del Sole 24 Ore da François Lépine, vicepresidente di Transalpine, comitato che raggruppa le lobby intorno alla realizzazione dell'alta velocità.

Il nodo messo in luce da Lépine resta e sarà nuovamente posto sul tavolo il prossimo 15 maggio a Parigi, nel corso di un convegno organizzato dall'Ambasciata italiana. La Francia, che pur è un passo avanti l'Italia sotto l'aspetto della progettazione e degli scavi esplorativi, non ha ancora individuato le coperture finanziarie per la quota, a suo carico, della tratta internazionale della linea. Un impegno che, al netto del contributo europeo del 40%, vale circa 2,2 miliardi rispetto agli 8,5 miliardi totali. Al contrario, l'Italia, già al tempo del governo Monti, con la finanziaria del 2012, ha inserito i suoi 2,9 miliardi nel budget statale.
Tuttavia, secondo Louis Besson, il problema è solo apparente. «Roma – spiega il manager transalpino – ha dovuto iscrivere nel bilancio le quote della Torino-Lione per via dei vincoli richiesti dal Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, struttura tutta italiana a cui spetta l'approvazione dei progetti. Al contrario, in Francia non esiste un simile organismo».

Guardando all'orizzonte del 2017, quando il cantiere aprirà, il mezzo per trovare le risorse si chiama eurovignette. «Un sistema che ha ancora dei limiti – precisa Besson –. Che però saranno superati dall'Ue grazie alla prossima emissione di una quarta direttiva sul tema». Anche l'ecotaxe, la tassa nazionale sui mezzi pesanti, attualmente sospesa, non è una ipotesi del tutto esclusa. Meno favorevole, infine, è la propensione della Francia ad aprire un finanziamento agevolato con la Bei, strada indicata da Mario Virano: «Si tratta pur sempre di un prestito – incalza il commissario francese –. Anche se l'esperienza della banca potrebbe essere fondamentale per la gestione dell'intero meccanismo finanziario dell'opera».

Se dal 2017 si passa, invece, all'attualità di questi mesi, Besson non crede che l'assenza di copertura finanziaria da parte della Francia comporterà un qualche impedimento nel rispondere con successo per la Torino-Lione all'appel à projet, il bando che a settembre l'Unione europea indirizzerà ai 28 Paesi membri per stabilire quali opere di trasporto abbiano i requisiti per ottenere un co-finaziamento al 40% dei costi complessivi. «Se comunque dovesse essere necessario – chiosa Besson – sono certo che la Francia risolverà la questione. Dimostrando lo stesso impegno messo fino a oggi per dare copertura alle opere già avviate».

Sull'impegno francese per il Tav non ci sono dubbi: «Se in Francia la Torino-Lione non è un dibattito nazionale – conclude Besson – è solo perché a livello politico si tratta di un argomento già risolto. Gli impegni internazionali contano per l'Eliseo più che qualsiasi accordo nazionale. E a chi teme che Italia e Francia non danzino allo stesso passo, rispondo che io e il commissario Virano in effetti non siamo ballerini. Ma siamo camminatori. E marciamo all'unisono e guardando avanti».

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