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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2014 alle ore 09:25.
L'ultima modifica è del 29 aprile 2014 alle ore 20:47.

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«Le riforme non saltano. Abbiamo posto il 25 maggio come data per la prima lettura della riforma costituzionale, dall'abolizione del Cnel al superamento del titolo V. Ci hanno chiesto quindici giorni in più, non il 25 maggio ma il 10 giugno. Per me va bene, purché non sia uno strumento per rinviare». Lo ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi nel corso della registrazione di Porta a Porta. Con un avvertimemento alla minoranza Pd: «Se posso fare le cose che posso fare le faccio, se hanno bisogno di uno che nasconde le cose, prendano un altro», non resto qui «a tutti costi». E con uno slogan ha incalzato: «Abbiamo bisogno di ridurre il numero delle persone che fanno politica: meno politici in giro ci sono e più posti di lavoro per combattere disoccupazione giovanile».

Patto su riforme regge, Cav ha interesse a tenerlo
La linea sulle riforme non cambia: «Potremo farle senza Fi, a colpi di maggioranza, ma sarebbe una sconfitta politica e non sarebbe giusto». Di qui la certezza che il patto con l'ex Cavaliere regga. «Credo che Berlusconi ha tutto l'interesse nello stare nel pacchetto delle riforme», ha affermato il premier a Porta a Porta.

L'incontro in mattinata con i senatori Pd
Renzi aveva incassato in mattinata il sì del Pd sulla riforma del Senato e sul superamento del bicameralismo perfetto. Nell'intervento effettuato in mattinata durante l'assemblea dei senatori democratici, il segretario del partito, e presidente del Consiglio ha proposto di lasciare alle singole regioni il compito di definire le modalità con cui individuare i consiglieri regionali che entreranno nel nuovo Senato. La proposta di sintesi, un compromesso tra il principio di non eleggibilità previsto dal provvedimento licenziato dall'esecutivo e l'eleggibilità diretta sancita dal ddl alternativo Chiti (sottoscritto da una ventina di senatori democratici), avrebbe ottenuto il via libera della minoranza del partito.

Boschi: siamo vicino a un accordo
Si tratta, pertanto, di un meccanismo di elezione indiretta dei membri del nuovo Senato sulla quale, ha ricordato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, «c'è larga condivisione». Ottimista il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi: «Io credo che possiamo lavorare tutti insieme, magari ciascuno rinunciando a un pezzettino, per arrivare ad un accordo complessivo. Ci sono già tanti punti in comune. Siamo vicini ad un accordo». Non sarà facile mettere a punto la proposta del premier: ai relatori serve ancora un po' di tempo per limare le modifiche da apportare al ddl del governo.

Slitta a martedì testo base in commissione
Slitta dunque a martedì 6 maggio la presentazione del testo base sulle riforme in commissione affari costituzionali del Senato, da parte dei relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli. È quanto è stato annunciato in commissione.

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