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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:23.

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Speriamo nello stellone e nel solito miracolo italiano dell'ultimo momento. A un anno esatto dall'avvio dell'Expo, le tessere che mancano al completamento del mosaico sono di gran lunga superiori a quelle sistemate. Bisogna prenderne atto con serietà e consapevolezza, perché davvero non c'è più tempo da perdere.

La scelta del tema e del format, le adesioni record (147), il coinvolgimento delle imprese e la bellezza dei padiglioni che si intravede dai rendering lasciano ben sperare nel successo dell'evento. A patto che l'ultimo anno sia speso come quello della campagna di assegnazione, con l'allora presidente della Commissione europea Romano Prodi e l'allora capo del Governo Silvio Berlusconi a far campagna elettorale per battere la turca Smirne. E soprattutto che sia speso in maniera diametralmente opposta agli ultimi cinque costellati da ritardi nell'acquisizione dei terreni, nella costituzione delle società, nell'erogazione dei fondi. Segnati dalle indecisioni sui progetti e lambiti dalle indagini della magistratura che, attraverso Infrastrutture lombarde, hanno sfiorato l'evento.

Expo arriverà al traguardo molto ridimensionato rispetto al progetto iniziale. Ma nessuno, tranne chi ha seguito il percorso dall'inizio, se ne accorgerà. Strade, metropolitane, vie d'acqua rimarranno in gran parte nel dossier inviato a Parigi al Bie nel 2011.
Recriminare oggi è un esercizio inutile. Come sta diventando stucchevole il rosario di continue richieste (leggi specialissime dopo le speciali, poteri eccezionali dopo gli straordinari...)

I vertici di Expo comincino a fare il pane con la farina che hanno. Se il cantiere è in ritardo e il sito appare ancora scheletrico non è per la mancata sottoscrizione della quota della Provincia. Speriamo non piova, ma anche in un colpo di reni.
A maggio 2015, se verranno create le condizioni di agibilità, la città di Milano, le sue imprese, le sue intelligenze daranno ancora prova di essere all'altezza della situazione. Come insegnano, un esempio per tutti, Salone del Mobile e Fuorisalone.
Ma per cortesia ricominciamo a fare la grande Milano. A partire dai vertici Expo.

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