Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2014 alle ore 18:34.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 17:25.

My24
Il capo ultrà della Roma Daniele De SantisIl capo ultrà della Roma Daniele De Santis

Una «imboscata» in stile vietcong: gli inquirenti che stanno ricostruendo la dinamica del sabato di follia all'Olimpico usano questa espressione per spiegare com'è che sono andate le cose in via Tor di Quinto poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli.

A entrare in azione sono stati il presunto «pistolero» Daniele De Santis, che ha agito a volto scoperto, e tre complici con indosso invece pesanti caschi da motociclista. Hanno attirato in trappola il gruppetto di tifosi napoletani aggredendolo con lanci di petardi, fumogeni e bombe carta mentre, incolonnati, poco distanti, sfilavano i pullman provenienti dalla Campania. Alla reazione dei partenopei, che hanno cercato una carica di «sfondamento» per proteggere i bus, chi ha potuto, è fuggito.

De Santis, nella ritirata, sarebbe scivolato e, per il timore di finire nelle mani dei rivali, avrebbe premuto cinque volte il grilletto. Una delle pallottole ha raggiunto al polmone Ciro Esposito, 30enne di Secondigliano ora ricoverato, in condizioni critiche, in ospedale. La pistola Beretta è stata trovata in un'aiuola, e De Santis è stato sottoposto all'esame dello Stube alla ricerca di eventuali tracce di polvere da sparo sugli abiti e sulle mani.

Per ora i provvedimenti restrittivi sono quattro, ma potrebbero aumentare nelle prossime ore. È in stato di fermo per rissa, la vittima, così come il suo feritore che deve però rispondere del più grave reato di tentato omicidio. Per loro, e per altri due giovani coinvolti negli scontri del pre-partita, la Procura di Roma ha chiesto la convalida del fermo che sarà discussa dopodomani davanti al gip.

De Santis, conosciuto nell'ambiente del tifo organizzato col soprannome di «Gastone», è un vecchio arnese da stadio. Agli investigatori ha ripetuto di non aver fatto fuoco, anche se le testimonianze di tre tifosi partenopei sono ritenute assai attendibili dai poliziotti che l'hanno riportata nella informativa inviata a Piazzale Clodio. Ci sono poi i video amatoriali degli attimi immediatamente precedenti la sparatoria che confermerebbero la prima versione dei fatti: ad aprire le ostilità sono stati i quattro romanisti. E, a sparare, sarebbe stato proprio «Gastone».

I precedenti, peraltro, sono sfavorevoli a De Santis. Nel 1998, viene arrestato nei pressi dello stadio "Romeo Menti" al termine della partita Vicenza-Roma con l'accusa di aver preso a sprangate le auto di cinque giornalisti. Quattro anni prima, era rimasto agli arresti per cinquanta giorni tra galera e domiciliari: i pm lo accusavano di aver fatto parte del commando che, in occasione della partita Brescia-Roma, aveva accoltellato il vicequestore Giovanni Selmin durante un assedio a un blindato della polizia. Quindici agenti finirono in ospedale dopo i corpo-a-corpo con i tifosi della «Magica» armati di asce, bastoni e bombe carta.

Le indagini sul raid si indirizzarono su un doppio binario: da un lato rilanciare l'immagine e il «prestigio criminale» del «Movimento politico Occidentale», sciolto per incitamento all'odio razziale, nel quale orbitavano alcuni degli ultras arrestati, e dall'altro ricattare il presidente della Roma Franco Sensi che aveva deciso di sospendere i biglietti omaggio per i gruppi organizzati. «Gastone» fu assolto e risarcito con tre milioni di lire per ingiusta detenzione.

Da sempre considerato vicino agli ambienti dell'ultradestra, De Santis finì pure nel fascicolo giudiziario sul derby sospeso il 21 marzo del 2004 quando, insieme ad altri sei tifosi, convinse Francesco Totti a chiedere all'arbitro la sospensione della partita perché si era sparsa la notizia (smentita anche dalla polizia agli altoparlanti dell'Olimpico) della morte di un bambino investito da una camionetta della polizia.

La giustizia italiana non ha fatto in tempo a processarlo per quei fatti perché è intervenuta, provvidenziale, la prescrizione. Una «mitragliata» di Daspo lo ha, però, negli ultimi tempi allontanato sempre più dal calcio fino a isolarlo del tutto: da qualche anno, faceva il custode di un campo sportivo con annesso chiosco proprio a poca distanza dallo stadio.

Ma le indagini sono appena all'inizio. La Procura di Roma sta valutando, insieme agli agenti della Digos, anche il ruolo del capo della curva A, Gennaro De Tommaso, soprannominato Genny 'a carogna, negli scontri in via Tor di Quinto. Il leader dei «Mastiffs» era infatti presente sul luogo della sparatoria ed è stato proprio tra i primi a soccorrere Esposito in attesa dell'ambulanza. Coincidenza o fatalità?

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi