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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2014 alle ore 17:25.
L'ultima modifica è del 06 maggio 2014 alle ore 20:44.

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Un fiume di denaro che esonda da qualsiasi paragone. La Cina ha investito in America Latina 102 miliardi di dollari in 8 anni, dal 2005 al 2013. I potenziali competitor, Stati Uniti ed Europa, sono stati quindi surclassati dal governo di Pechino. Il settore energetico preferito dai cinesi è stato quello dell'energia: Sinopec, Cnpc e Cnooc sono i tre colossi cinesi che si sono resi protagonisti delle acquisizioni.

Venezuela, Brasile, Argentina e Perù sono i Paesi che hanno maggiormente beneficiato degli ingenti flussi in entrata, provenienti dalla Cina. L'America Latina, un continente di quasi 600 milioni di abitanti, con prospettive di crescita sostenuta, è stato finanziariamente colonizzato dal Dragone. Stati Uniti ed Europa che per ragioni geografiche e culturali avrebbero maggiori legami con l'America Latina, sono usciti largamente sconfitti dal confronto.

I dati arrivano dall'Università di Boston, dal Gegi (The global economic governance initiative). Il Gegi spiega il massiccio flusso di investimenti con l'ingresso della Cina nella Wto, nel 2001. Da allora il commercio internazionale del gigante asiatico è cresciuto in modo esponenziale e ha portato con sé un boom di investimenti.

Un esempio della politica finanziaria cinese, aggressiva e senza indugi: la Cina, invece di acquistare rame da un'impresa sudamericana, ha comperato l'impresa, oppure ne ha acquisito una quota maggioritaria in modo da controllarla.

Ecco i maggiori investimenti della Cina.

Il Venezuela è il primo Paese destinatario. Pochi mesi fa il ministro venezuelano del Petrolio, Rafael Ramirez, ha annunciato un accordo con la Cnpc (China national petroleum corporation) per un investimento pari a 28miliardi di dollari, per l'estrazione di petrolio nella fascia dell'Orinoco.

In Brasile i cinesi hanno acquisito il 40% della società spagnola Repsol per oltre 7miliardi di dollari. L'operazione risale al 2010 e pochi mesi dopo, nel 2011, Sinopec ha acquisito il 30% delle attività operative di Galp, colosso energetico portoghese, per più di 5miliardi di dollari. Due operazioni, quelle descritte in Brasile, che mostrano la strategia cinese di acquisizione parziale o fusione con compagnie già operative.

La presenza cinese, in Argentina, non è meno rilevante. Cnooc è la seconda società petrolifera dopo quella nazionale Ypf, recentemente nazionalizzata. La madre di tutte le operazioni risale al 2010 quando Cnooc acquisto il 50% della società argentina Bridas per oltre 3 miliardi di dollari. E sempre nel 2010 Cnooc, attraverso Bridas di cui detiene la metà del capitale, ha acquisito il 60% di Pan American energy sborsando oltre 7 miliardi di dollari.

Infine, la nazionalizzazione di Ypf, effettuata dal governo argentino di Cristina Fernandez de Kirchner, non ha scoraggiato bensì incentivato i cinesi a restare su quel mercato, diventando soci per l'esplorazione di una straordinaria riserva di gas, in Patagonia: il giacimento denominato "Vaca muerta".

L'interesse dei cinesi per le materie prime minerarie non poteva trascurare il Perù. Il Paese andino ha accolto investimenti pari a 19 miliardi di dollari nel settore minerario e in particolare per quello del rame. La miniera più importante è quella di Las Bambas. Secondo i dati della Camera di commercio Peruviano-cinese, la Cina controlla il 33% del settore minerario cinese.

A questi investimenti ne seguono altri, di minore entità, che consentono di raggiungere il record di 102 miliardi di dollari in pochi anni.

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