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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2014 alle ore 06:36.

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Il capitalismo di relazione è al tramonto, mentre avanzano nuove forme di controllo societario che vedono una presenza sempre maggiore di investitori esteri. Un'opportunità da non sprecare per il mercato italiano e per la finanza che può aiutare il Paese a ritrovare un cammino di crescita. È questo il tema che il presidente Consob, Giuseppe Vegas, ha voluto porre al centro del suo articolato intervento all'incontro annuale con la comunità finanziaria che quest'anno coincide con il 40° compleanno dell'Authority.
Il risparmio può essere uno strumento «formidabile» per lo sviluppo e la diffusione dei fondi pensione, per finanziare le infrastrutture, e per offrire capitali alle piccole e medie imprese, ha osservato Vegas, sottolineando che è proprio la «quantità e qualità» del risparmio di cui l'Italia dispone a rendere «il nostro Paese più attraente», attirando perciò le grandi società di gestione, i fondi sovrani e gli investitori che si sono affacciati sulla scena di Piazza Affari negli ultimi mesi. «Un segnale positivo di fiducia nel nostro mercato – ha sottolineato Vegas – Gli investitori esteri sono indispensabili per rilanciare la nostra economia, rafforzare il mercato dei capitali e la competitività del nostro sistema economico, soprattutto laddove il risparmio che si forma a livello domestico non è adeguatamente canalizzato per finanziare la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese e gli investimenti in nuove tecnologie».
Non è ancora una rivoluzione, ma nel 2013 in Piazza Affari le "partecipazioni rilevanti" dei fondi esteri – che complessivamente contano per il 90% dell'azionariato istituzionale delle quotate – sono affiorate in 69 società dalle 52 dell'anno prima, ed è significativo che le quote siano di poco superiori alla soglia di segnalazione (il 2% o il 5%), un'indicazione, secondo Vegas, della «volontà di effettuare investimenti non speculativi e di lungo periodo». Il favore dei capitali esteri di cui ha goduto anche il mercato azionario ha spinto lo scorso anno l'indice di Borsa a salire del 16,6% e gli scambi a crescere del 12%. E quest'anno, con un rialzo finora del 15%, Piazza Affari si è accreditata per la miglior performance tra i principali Paesi europei, distanziando Spagna (+5,5%), Francia (+3,8%) e Germania (sostanzialmente invariata). Il risultato è che il peso della capitalizzazione sul Pil – sebbene ancora lontano dai livelli dei primi anni Duemila – è risalito di quasi 5 punti al 28%.
Tuttavia niente è per sempre e occorre saper sfruttare il momento magico per capitalizzare gli sforzi di risanamento dei conti pubblici, che finora si sono basati soprattutto sull'austerity, «avviando le necessarie riforme strutturali, le sole in grado – ha sottolineato il presidente Consob – di incidere sull'efficienza e la competitività del nostro sistema produttivo, insieme a una migliore regolazione dei mercati. Ci troviamo di fronte a una finestra di opportunità che va colta senza esitazioni». Così, la quotazione delle imprese pubbliche – «a condizione che non costituiscano un mero strumento di copertura del fabbisogno finanziario, ma rappresentino un volano per lo sviluppo e la competitività dei mercati» – potrebbe aiutare a replicare lo slancio che le grandi privatizzazioni diedero alla Borsa negli anni Novanta. La "semplificazione e razionalizzazione" delle regole è un altro fattore chiave per creare un contesto favorevole all'investimento. Semplificazione che deve riguardare anche le regole fiscali, in un contesto di «incentivi che orienti gli investitori verso comportamenti virtuosi e tuteli la competitività del Paese». Così, la revisione della tassazione sulle rendite finanziarie può essere l'occasione per «premiare l'investimento di lungo periodo» e «favorire la canalizzazione del risparmio verso il finanziamento delle piccole e medie imprese».

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