Golf, 71° Open d'Italia

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Manassero e Molinari: sarà una grande sfida

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Occhi puntati sui grandi protagonisti del 71° Open d'Italia: se è ancora troppo presto per sapere come sarà composto il lotto dei concorrenti nel torneo di fine agosto, è però sicuro che l'attenzione del pubblico si catalizzerà sugli azzurri. In questa intervista, Matteo Manassero, 21 anni, Edoardo Molinari, 33, e il fratello Francesco Molinari, ci raccontano come si stanno preparando all'evento. Carismatici, disponibili e appassionati: dei testimonial perfetti per il golf italiano.

Matteo, come giudica la sua stagione agonistica sino ad ora, e quali sono i suoi programmi sino all'Open d'Italia?
Matteo Manassero: La stagione finora non è stata per me entusiasmante, ma i grandi tornei da adesso fino a settembre sono tanti e questo è il periodo più adatto per entrare in forma. Credo di essere in grado, da un momento all'altro, di fare un ottimo torneo: sto aspettando le circostanze giuste. Da qui all'Open giocherò soprattutto in Europa, con qualche eccezione per le gare più importanti negli Stati Uniti.

Le caratteristiche del percorso dell'Open si addicono al suo gioco?
M.M. Il Golf Torino è indubbiamente complicato dai tee di partenza, ma se il primo colpo è buono e la palla è in fairway, non è troppo punitivo. Difficili sono anche i green; nel complesso, penso che sia un campo che si addice molto bene al mio gioco.

L'anno scorso ha chiuso al 42° posto, con un finale in 76 colpi che l'ha penalizzata. Quanto è difficile mantenere la concentrazione richiesta da un torneo professionistico "in casa", mentre tutti – sponsor, organizzazione e pubblico – richiedono la sua attenzione e presenza?
M.M. L'anno scorso ho avuto un ultimo giro difficile, ma i primi tre erano stati ottimi ed ero ‘in contention' – cioè potevo giocarmela per il titolo – il che è sempre positivo. È chiaro che nel torneo di casa ci siano delle aspettative più elevate e quindi più pressione, ma sono io stesso che all'Open d'Italia mi do uno stimolo maggiore per fare bene. È vero, non è per niente facile gestire tutto ciò, ma sarebbe ancora più gratificante fare felici tanti fan, e me in primis, vincendo l'Open di casa. L'esperienza delle edizioni precedenti mi aiuterà sempre, ma quel brutto ultimo giro non è stata colpa dell'eccessiva pressione: fra le cause direi piuttosto il campo che ha punito severamente i miei errori, e io che non sono riuscito a reagire! Il mio approccio all'Open d'Italia non potrà mai essere come per una gara qualsiasi, ci tengo particolarmente: è speciale.

Vantaggi e svantaggi, dal suo punto di vista, della nuova data a fine agosto?
M.M. Non credo che la data porti degli svantaggi. Potrà eventualmente fare molto caldo e il campo potrebbe soffrire un po' la siccità in caso di poche piogge, ma l'organizzazione saprà gestire al meglio la situazione. È un campo di per sé duro e veloce, e se lo sarà un po' di più l'Open potrebbe essere ancora più divertente. In realtà la data è ottima, credo che qualche giocatore – in caso di poco margine per qualificarsi in Ryder Cup – verrà a giocare di sua spontanea volontà per provare ad entrare, o non rischiare di uscire, e questo può avvantaggiare il nostro torneo.

Edoardo, l'anno scorso lei non ha potuto giocare per i postumi di un intervento alla mano. Come ha vissuto l'esperienza "in panchina"?
E.M. È stata dura vedere l'Open d'Italia dal fuori, ma è stata comunque una bella esperienza poter commentare la gara per le trasmissioni di Sky Sport e vedere un po' il "dietro le quinte" dell'Open. Quest'anno non vedo l'ora di poter partecipare, e possibilmente lottare per vincere.

Nel 2013 ha potuto giocare poco, scendendo al 91° posto nel ranking europeo, e ha ripreso a gareggiare solo a novembre. È riuscito a recuperare il tempo perso?
E.M. Da inizio anno ad oggi ho giocato in modo molto regolare, ho passato molti tagli e mi sono piazzato due volte nei top 10. Ho anche avuto due chance di vincere, a Dubai e in Sudafrica, ma in entrambi i casi nei due giri finali non ho giocato altrettanto bene. Spero, continuando a competere, di prendere ancora più fiducia e tornare presto alla vittoria.

Qual è la sua buca preferita del percorso dell'Open, e perché?
E.M. È la 17, un lungo par 4 che curva a sinistra: bisogna piazzare il primo colpo nella strettoia tra i bunker, e il secondo è tosto perché devi far atterrare la palla dal lato giusto del green, per evitare di ritrovarti con un putt molto difficile. È anche una delle buche che si addice di più al mio gioco, perché c'è bisogno di fare un draw (colpo con leggero effetto verso sinistra, ndr) sia dal tee che con il secondo colpo.

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